"Radicati nel presente", "ginocchio a terra", "la paura non esiste": il capitano Cypher Raige (Will Smith), ferito, guida a distanza suo figlio Kitai (Jaden Smith) in una missione apparentemente disperata. Solo, in un pianeta (la Terra) che ormai da 1000 anni è in quarantena ed è considerato ostile per gli esseri umani, il giovane cadetto dovrà sopravvivere in un ambiente a lui sconosciuto, tra pericolosi animali che ora dominano incontrastati e la famelica minaccia rappresentata da una creatura aliena fuggita dopo l'atterraggio di fortuna della loro navicella.
Un futuro remoto, con gli umani ormai da un millennio lontani dalla Terra (abbandonata forzosamente dopo un evento catastrofico) ora abitanti del pianeta Nova Prime: per rinsaldare un rapporto controverso, il generale degli United Ranger Corps Cypher Raige decide di portare in viaggio con sé il figlio Kitai, deciso ad emulare le gesta leggendarie del padre ma segnato dalla morte violenta della sorella maggiore avvenuta anni prima, con lui inerme di fronte alla furia di un Ursa, mostruosa sentinella aliena. Durante il viaggio, però, la navicella precipita nel luogo più inospitale dell'universo, l'equipaggio è annientato, Cypher è bloccato con una gamba spappolata e l'unica possibilità di salvezza si trova a un centinaio di chilometri di distanza: Kitai dovrà colmare quella distanza. Per sopravvivere e per salvare suo padre. Per diventare un uomo.
E' un mistero senza fine M. Night Shyamalan, enfant prodige che a 29 anni sbalordì il mondo con Il sesto senso e conquistò consensi con Unbreakable solamente l'anno dopo: era il 2000. Tredici anni e cinque film dopo, si mette nelle mani di Will Smith (autore del soggetto e produttore), della moglie Jada Pinkett (produttore) e di loro figlio Jaden (coprotagonista) per realizzare After Earth, sci-fi new age e distopica: la sensazione, come al solito quando si tratta del regista indiano, è di trovarsi di fronte ad un'opera affascinante e ricca di suggestioni ma drammaticamente irrisolta. Scientology a parte, argomento che ci interessa relativamente, After Earth basa tutto su un espediente narrativo non proprio originalissimo (La finestra sul cortile vi ricorda qualcosa?), con il personaggio di Cypher, costretto all'immobilità, che di fatto diventa lo spettatore principale del racconto: l'avventura del giovane Kitai, da quel momento, la "viviamo" attraverso gli occhi del padre. Che "vede" il figlio e ogni cosa intorno a lui, guidandolo attraverso i pericoli. Fino al blackout. Metafora anche nemmeno troppo mascherata di un'operazione che nasce e si sviluppa proprio secondo dinamiche di "controllo", da una "suggestione" del quattordicenne Jaden messa poi su carta da papà Will. Che nel film ha un'espressione sola e massime degne del peggior maestro Miyagi: 130 milioni di dollari il budget e mezzo flop ai botteghini USA (neanche 30 milioni incassati dal 31 maggio), dopo la Terra per la famiglia Smith ricomincia La ricerca della felicità...