Duyen e Hai oggi sposi. Giovani e innocenti ragazzi ad Hanoi. L'implume e ingenuo Hai è taxista; la delicata e fragile Duyen lo accarezza e accudisce come un infante. Scorre lenta la vita borghese: abitazione linda, piccoli comfort (come una vasca da bagno o un'amica scrittrice) che alzano l'asticciola del buon vivere quotidiano. Ninnoli posati sul ripiano di un supposto equilibrio dapprima increspato dal dubbio che la felicità di coppia sia solo ripetuta abitudine, poi rivoluzionato definitivamente dal materializzarsi di un tradimento. Il ritorno al Lido di un film vietnamita dopo quattordici anni di assenza è una delle più poetiche e riuscite scommesse di Orizzonti 2009. Adrift, per la regia del quarantunenne Bui Thac Chuyen, è racconto sulla solitudine sentimentale, sul rimescolarsi e sovrapporsi di amore e affetto, sulla difficoltà comunicativa oltre le tradizionali forme del matrimonio. La trama subisce impercettibili slittamenti per modificare la sensibilità caratteriale dei personaggi fino ad una netta biforcazione fatta di necessaria separazione tra Duyen e Hai. Esecutrice pratica del cruciale turning point narrativo è Cam, l'amica scrittrice di Duyen, segretamente innamorata di lei e sconvolta dal matrimonio che le ha portato via l'attenzione dell'amica. Cam getta Duyen letteralmente tra le braccia dell'avvenente gigolò Tho, attendendo sviluppi di rottura. Adrift è cinema denso e maturo, carico di un esotismo peculiare che non si può confondere con nessun altro apporto "asiatico" al tema. Errore sarebbe cercare caratteri rarefatti e prosa enfatica alla Kim Ki-Duk o di un certo cinema cinese esportato in occidente. Il film di Bui Thac Chuyen mescola tradizione e modernità della nuova borghesia vietnamita, accosta cortiletti sgangherati e spiantati esistenziali con avveniristici hi-fi e broccati rifiniti a mano. Una serie di quadri/sequenze omogenei tra luce, oggetti e soggetti in scena che dopo aver smosso l'emotività e le certezze dello spettatore, lasciano dolcemente incantati. Che qualche distributore italiano lo porti nelle sale italiane nell'inverno 2009 è molto di più di un semplice auspicio.