Finalmente soli

ITALIA 1942
Un giovane, per aver salvato la vita ad un amico, si ritiene autorizzato a chiedergli qualunque favore, compreso quello di sostituirlo nella cerimonia nuziale, essendo il suo matrimonio condizione essenziale per accattivarsi la simpatia e avere i denari di una vecchia zia. Da ciò una serie di equivoci banalmente farseschi, nello svolgersi dei quali la sposa passa, con non celata compiacenza, dal legittimo marito al consorte fittizio. Alla fine le situazioni sono ristabilite nella normalità.
SCHEDA FILM

Regia: Giacomo Gentilomo

Attori: Enrico Viarisio - Benedetto Bodengo, Maria Mercader - Angela, Maurizio D'Ancora - Giulio De Ritis, Anna Magnani - Ninetta/Lulù, Virgilio Riento - Cugino Michele, Checco Rissone - Paolo, Ernesto Almirante - Professore Ippolito Mariani, Jone Morino - Signora Mariani, Nicolás D. Perchicot - Adalberto, Velia Cruicchi Galvani - Zia Aurora, Pina Gallini - Portinaia, Mario Siletti - Maître del Maestoso, Lia Corelli - Cesarina, Edoardo Toniolo - Cameriere del Maestoso, Emilio Petacci - Cameriere dell'Eldorado, Marisa Spada - Guardarobiera, Adriana Sivieri - Lilli, Maria Dominiani - Lea, Miguel Del Castillo - Amico Di Giulio E Paolo, Vasco Creti - Signore baffuto, Maria Pia Spini, Carlo Ranieri - Anziano

Soggetto: Valfré, Robert Mallet

Sceneggiatura: Mino Caudana - non accreditato

Fotografia: Giuseppe La Torre

Musiche: Ulisse Siciliani

Montaggio: Renzo Lucidi

Scenografia: Veniero Colasanti, Calisto Casadio - collaborazione, non accreditato

Arredamento: Veniero Colasanti, Calisto Casadio - collaborazione, non accreditato

Costumi: Veniero Colasanti, Calisto Casadio - collaborazione, non accreditato

Aiuto regia: Mario Monicelli - assistente, Alberto Vecchietti - assistente

Durata: 88

Colore: B/N

Genere: COMICO

Produzione: MARIO BORGHI PER INCINE, VIRALBA

Distribuzione: CINE TIRRENIA - VIDEOGRAM

NOTE
- DURANTE LA LAVORAZIONE ERA STATO ANNUNCIATO CON IL TITOLO "HO PERDUTO MIA MOGLIE".
CRITICA
"E' una farsa matrimoniale all'antica, condotta a tutto vapore, interpretato a tutto vapore, e solo languidamente e mollemente raccontata (....) Gentilomo ha diretto deliberatamente al ritmo nevrastenico e nel tono iperbolico delle vecchie farse cinematografiche. (...) Quel ritmo equivalente di quelle opere così care e lontante.". (Sandro De Feo, "Il Messaggero" del 10 luglio 1942)