Ecco i film che la redazione di Cinematografo ha selezionato tra quelli programmati in chiaro per domenica 28 giugno.

 

SAPORE DI MARE - Nove, ore 16:40

All’origine del miglior film dei fratelli Vanzina c’è l’autobiografia, o per meglio dire l’autoritratto. Naturalmente che guarda al passato, alle interminabili e rapidissime villeggiature estive dei rampolli borghesi, più Delfini di Maselli e Voglia matta di Salce che Vitelloni di Fellini o Leoni al sole di Caprioli. Cinema falso ma comunque sincero nella sua ruffiana dimestichezza con la materia, è l’amarcord affettuoso di chi, pur non rinunciando a qualche cedimento alla grossolanità commerciale ed affidandosi eccessivamente ad una voce narrante che sovente spiega l’ovvio e il superfluo, prova a tracciare il bilancio di una generazione (borghese) annoiata e divertita, troppo grande per aspettare la contestazione e troppo piccola per vantare un reale credito con la sofferenza del dopoguerra. Negli anni è diventato un cult: revival nostalgico con un’antologia musicale pazzesca, dominato dalla splendida Virna Lisi, signora Robinson dei Parioli. Finale memorabile. (Lorenzo Ciofani)

 

L'ARMATA BRANCALEONE - Rai Movie (canale 24), ore 21:10

Una delle massime commedie all’italiana: un grande, colto e buffo poema cavalleresco in cui si adotta un linguaggio inventato che impasta il latino medioevale e l’italiano di San Francesco rivisitati in un idioma assurdo e scanzonato, beffardo e severo. La storia è quella della scalcinata armata messa su dal “prode” cavaliere Brancaleone da Norcia, borioso e pusillanime guerriero, per conquistare un fantomatico tesoro nascosto ad Aurocastro, nelle lontane Puglie. Un road movie che si prende scherno dell’iconografia medievale cupa e fosca e gioca sui luoghi comuni dell’epoca guardando anche e soprattutto al presente, un kolossal nostrano e naturalmente un’altra gloriosa testimonianza della cialtroneria italica, altro capitolo della commedia umana del Balzac de noartri, Mario Monicelli. Scatenato e geniale, Vittorio Gassman è perennemente in bilico tra buffoneria ed eroismo di bassa schiatta. (Lorenzo Ciofani)

 

CAOS CALMO - Rai Movie (canale 24), ore 23:30

"Salvata una sconosciuta dall'annegamento, Pietro Paladini torna alla casa al mare e trova la moglie morta. Incapace di manifestare quel dolore che tutti - parenti, conoscenti e colleghi - sembrano invece pretendere, Paladini si "ferma", pur muovendosi, rimanendo ogni giorno su una panchina nella piazzetta davanti la scuola della figlia, Claudia, bambina di dieci anni che, proprio come lui, soffre quell'inattesa assenza in maniera inspiegabilmente 'composta'. [...] Liquido e in continua ricerca di uno stile (l'inizio al mare fa temere il peggio), il film di Antonello Grimaldi lascia più volte disorientati, colpendo al cuore ciclicamente e con mestiere (lo sfogo di Nanni Moretti in macchina, di notte, con Pyramid Song dei Radiohead a tutto volume ne è il primo esempio), ma rimanendo sospeso in quel limbo dell'indefinitezza di chi, scrupolosamente fedele alla sceneggiatura di Piccolo, Paolucci e lo stesso Moretti, sembra non riuscire a svincolarsi dal peso di un'interpretazione (quella del protagonista, ovviamente) che molti avranno trovato 'insolita', ma che in realtà non si discosta di un millimetro dal Moretti - uomattore - più prevedibile." (Valerio Sammarco)

 

ARDENNE '44: UN INFERNO - La 7, ore 2:10

Tra i registi della New Hollywood, Sydney Pollack è probabilmente il più organico al sistema industriale, quello che meglio si sa muovere nel far venire a patti con il capitale per ottenere il massimo della resa. Supremo intrattenitore che sia alle prese con un mélo o una spy story, prima di decostruire i piani del racconto durante la più allegorica e tragica gara di ballo della storia, si getta spericolato in un’opera a suo modo unica tanto nella sua carriera quanto nel panorama generale. Influenzato dalla Nouvelle vague, qui Pollack dimostra di aver introiettato la lezione europea sperimentando ad alto budget alcune delle più particolari intuizioni di quell’universo autoriale. Nel solco del ripensamento controculturale del war movie, sceglie la prospettiva bellica come luogo ideale per dilatare l’azione e trasmettere il senso di un’attesa logorante, gli spazi di una noia incombente, la paura di un futuro ipotetico. (Lorenzo Ciofani)

 

LAVORARE CON LENTEZZA - Italia 1, ore 2:25

"Guido Chiesa riflette, con molto entusiasmo ed una affermata onestà intellettuale, sull'epoca breve ed intensa delle trasformazioni sociali vissute nell'ultimo trentennio del secolo scorso. Aveva, però, già poco entusiasmato, quattro anni fa, con Il partigiano Johnny. Ora, con la smaccata complicità alla sceneggiatura del sibillino "collettivo intellettuale" che si firma Wu Ming, affronta il 1977 a Bologna, prologo a quelli che saranno gli anni di piombo, quelli degli scontri di piazza, delle università occupate, di Francesco Lorusso, venticinquenne di Lotta Continua steso da una pallottola sotto i portici della "città dotta" - palcoscenico dei successi di un'amministrazione altrettanto ottusa a cogliere i fermenti post-sessantottini -, gli anni degli autonomi e dei carabinieri, dei morti e dell'incomunicabilità, gli anni di una malattia, quella di una giovane, forse impacciata democrazia e di un tenue, vulnerabile senso dello Stato." (Luca Pellegrini)