"Sarebbe assolutamente innaturale per me utilizzare questo film come bandiera di una tesi o di un'idea. Poi è ovvio che abbia delle idee personali e credo sempre con più forza che un artista debba essere libero di immaginare quello che gli pare". Marco Bellocchio risveglia il Lido con Bella addormentata, tra i film più attesi del Concorso, racconto di sei giorni, all'inizio del febbraio 2009, in cui l'Italia ha vissuto uno psicodramma politico e mediatico: gli ultimi giorni di Eluana Englaro, la cui vicenda nel film di Bellocchio resta sullo sfondo. Bella addormentata racconta le storie di personaggi di fantasia, dalle diverse fedi e ideologie, le cui vicende si collegano emotivamente al destino di Eluana, in una riflessione esistenziale sul perché della vita e della speranza, malgrado tutto. "Non mi sono convertito, questo no" - dice Bellocchio a chi gli fa notare come, nel film, siano rappresentate tutte le posizioni, con uno sguardo di comprensione anche nei confronti del sentire cattolico: "La mia è sempre una posizione calmamente, discretamente laica. L'immaginazione non può respingere, castrare delle cose che ti vengono in mente. Quello del film non è uno sguardo che vuole compatire o annullare, sottolineare o condannare chi ha la fede: io non ce l'ho, ma rispetto e guardo con enorme interesse chi invece la possiede". Come il personaggio di Alba Rohrwacher (Maria), che raggiunge la clinica "La Quiete" a Udine per pregare insieme ad altre persone in quegli ultimi giorni che separarono Eluana dalla vita (vegetativa) alla morte: "Io non entro nel merito della sua fede, ma del fatto che si innamori di un ragazzo con idee opposte", spiega ancora il regista piacentino, che sull'argomento "eutanasia" preferisce non rispondere in modo "secco e semplicistico", e che non nasconde di essere stato colpito dalla "fine" del Cardinal Martini: "Non è minimamente in discussione la sua fede assoluta, però quel suo essere contro un inutile accanimento terapeutico è stata un'affermazione che non mi ha lasciato indifferente e che mi ha ricordato la frase di Wojtyla, 'Lasciatemi tornare alla casa del Padre', che nel film è citata un paio di volte". Come, più volte, sullo sfondo del racconto vengono riprese le immagini dei telegiornali che in quel periodo seguivano il dibattito sul caso Englaro, soprattutto a livello politico: "Non c'è un atteggiamento di disprezzo nei loro confronti - spiega ancora Bellocchio -, volevo piuttosto insistere su questo atteggiamento di sbandamento, smarrimento, conseguenza di una disumanità psicologica di cui, forse, neanche loro sono consapevoli e che sintetizza molto bene il personaggio di Roberto Herlitzka, psichiatra e politico che dice 'Sono molti i malati di mente in Parlamento'.".
Smarrimento, dubbio, che colpisce con forza anche il senatore del Pdl Uliano Beffardi (Toni Servillo), padre di Maria: "L'indicazione del regista era chiarissima - racconta l'attore, protagonista anche nel film di Ciprì, E' stato il figlio, sempre in concorso -: è un personaggio dubbioso nella fragilità, ma che mantiene sempre una grande dignità. Un uomo ricco di conflitti, ciò che si agita nella sua coscienza deve rispondere anche alla sfera pubblica, così come deve rispondere ad una figlia che è su posizioni ideologiche opposte alle sue".
Un dramma, quello di Eluana, seguito nel corso del film con particolare apprensione dal personaggio interpretato da Isabelle Huppert, attrice che rinuncia a tutto pur di rimanere vicina a sua figlia Rosa, in coma irreversibile: "Un'attrice che rinuncia alla sua ragion d'essere - racconta la Huppert - ma che in qualche modo mette in scena la morte di sua figlia, la trasforma in un personaggio di fiction, come una principessa, una bella addormentata appunto". Un personaggio, quello interpretato dall'attrice francese, che non a caso nelle note di regia è nominato come Divina Madre: "E' apparente anche il modo in cui lei si rifugia nella religione - prosegue la Huppert - ed è sintomatico di una non riducibilità rispetto alla sua condizione che è simile anche per gli altri personaggi del film. Lei vacilla un po', tentenna: altro segnale di quanto sia immensa l'onestà intellettuale di questo film, che non dà risposte ma si pone numerose domande: che cosa vorremmo? Essere liberi di scegliere? Ma cosa ne facciamo di questa libertà, anche se ci danno la possibilità di morire come vogliamo?".
Morte da cui viene "strappata" la tossica con intenzioni suicide interpretata da Maya Sansa: "Mi piaceva raccontare un episodio in cui una ragazza voleva togliersi la vita e un giovane medico (Piergiorgio Bellocchio, ndr) cerca di impedirglielo, fisicamente, con energia. Ma non è stata una scelta figlia di chissà quali simmetrie, mi piaceva semplicemente poter concludere così la storia".
Bella addormentata sarà in sala da domani, 7 settembre, distribuito da 01 in oltre 250 copie: "Non credo che il dibattito sul 'fine vita' apertosi in seguito alla morte del Cardinal Martini porterà al cinema più persone - osserva Bellocchio - anche perché ormai da tempo si è venuto a creare una sorta di distacco tra il 'parlare tanto', in tv, sulla Rete, e il cinema. In passato, forse, questo tanto dibattere poteva portare più persone in sala, magari motivate dalla ricerca dell'elemento di 'scandalo'. Scandalo che comunque oggi arriva prima, attraverso altri mezzi, e che sinceramente non ha mai influito sul mio fare cinema: quello che mi interessa, prima di ogni altra cosa, è cercare sempre di fare un buon film".