“Le Frontiere, il tema di questa edizione del Tertio Millennio Film Fest, ci fanno capire quanto sia importante superarle, perché spesso si tratta di frontiere violente”, così Annamaria Iacopini ribadisce l'importanza del tema del XVIII Tertio Millennio Film Fest, che nella sua seconda giornata ha esordito le proiezioni col docu-film Boko Haram. Convertitevi o morite di Riccardo Bicicchi. Il racconto è un viaggio nel nord-est della Nigeria, in cui “sono diversi i centri di potere che seminano il panico. - spiega Padre Giulio Albanese – La tensione tra Nord e Sud è dovuta a Boko Haram che vuole convertire tutti all'Islam”. Non poche, infatti, le difficoltà del regista nel girare il documentario, “in particolare nel nord - racconta Riccardo Bicicchi - ho avuto veramente paura. Non è stato facile, laggiù l'uomo bianco non è amato. La sicurezza è sporadica contro un'organizzazione terroristica che applica la precarietà, come stato della vita quotidiana, un sistema completamente basato sulla paura”. “C'è una strumentalizzazione della religione - specifica Padre Giulio Albanese - in questa terra domina il business dell'oro nero, la Nigeria in particolare galleggia sul petrolio. Bisogna ricordare che il 7% della popolazione detiene il 75% della ricchezza del paese”.
In seguito in sala approda L'udienza di Marco Ferreri, pellicola recentemente restaurata. Un restauro, ottenuto attraverso un crowdfunding, “era già da qualche anno - ammette il critico cinematografico Stefano Francia di Celle – che si cercavano i fondi per poter restaurare il film e ora, grazie alla collaborazione di alcune persone, questo sogno è divenuto realtà". “Un'opera un grande valore - ribadisce il critico - che risiede anche nel perfetto raccordo tra i collaboratori di Ferreri”.
La serata si conclude con un processo, quello di Court di Chaitanya Tamhane, introdotto dalle parole della giornalista e critica cinematografica Angela Prudenzi: “solo all'apparenza un film totalmente processuale. L'obiettivo del regista è quello di raccontare i meccanismi che regolano la legge in India, meccanismi perversi in cui tutti finiscono per essere schiacciati”. “La cosa che però è più interessante nel film – spiega Angela Prudenzi – è che il regista cambia continuamente il punto di vista, per cui noi, vedendolo, cambiamo anche noi il punto di vista. In questo modo siamo dalla parte di uno dei protagonisti e subito dopo cambiamo anche noi idea insieme al regista”.