Diatriba infinita. Il cinema italiano - che nell'anno da poco terminato ha raggiunto un'ottima percentuale di quota di mercato e nelle ultime settimane ha fatto registrare splendidi incassi grazie a commedie quali Che bella giornata e Qualunquemente - sta vivendo in questi giorni momenti di grande frizione per quello che riguarda l'annunciata tassa di scopo, in parole povere il prelievo di un euro sul biglietto d'ingresso in sala. Da una parte, gli esercenti, contrari all'eventuale provvedimento caldeggiato dal governo, dall'altra i 100Autori, invece favorevoli: "Parafrasando il film di Valerio Jalongo, di noi che ne sapete?" - chiedono in una lettera congiunta i presidenti Anec e Anem, Paolo Protti e Carlo Bernaschi, ai 100Autori. "Stupisce il doversi porre questa domanda - continuano i rappresentanti dell'esercizio - ma sembra che la nostra storia e la nostra voce siano ignorate o strumentalizzate. Sarebbe stato sufficiente essere presenti alla nostra conferenza stampa per conoscere nei particolari le nostre preoccupazioni in merito al paventato ‘prelievo di scopo'. Non dovrebbe farVi riflettere, prima di lanciarVi in contumelie, il fatto che hanno condiviso le nostre ragioni personaggi ben diversi, quali un produttore come Lucisano ed un autore come Greco? Certo, son di altre parrocchie, ma sono uomini che hanno voluto ascoltare ed hanno anche espresso con franchezza il proprio parere. Che ne sapete Voi della situazione prezzi? Sono aumentati per il 3D, ci accusate: per forza, questo format richiede costi di acquisto e di gestione di molto superiori alla pellicola e allo stesso digitale. Ma rispetto all'entrata in vigore dell'euro, lo sapete che la media del prezzo del cinema è di poco variata (e son passati 8 anni!)? E' difficile, molto difficile trovare un altro settore così onesto e attento e con la presenza di innumerevoli offerte promozionali. E avete pensato a tutti quei cinema che fanno del prezzo contenuto la ragione della propria esistenza per attrarre pubblico? Lo capite che questi cinema (i più deboli spesso ed i più piccoli quasi sempre) rischieranno la morte se saranno colpiti da un prelievo che, ove assorbito nelle economie aziendali, distruggerà la loro già marginale redditività (praticano prezzi tra i 4 ed i 6 euro) e se sarà aggiunto ai prezzi già in uso, li metterà fuori mercato? E lo sapete che la stragrande maggioranza di questi cinema sono proprio le sale di città e tradizionali? A proposito, non ricordate più le tante iniziative e battaglie che abbiamo sostenuto anche con Voi per la difesa di questi cinema, per la valorizzazione del loro ruolo, per il riconoscimento della loro funzione? E avete calcolato che un euro di prelievo, che non può essere assorbito, diventa una tassa ‘media' del 16,5%, che va a gravare sul costo cinema e crea un forte ostacolo alla frequentazione delle sale? Certo, il cinema in questo periodo va bene, il cinema italiano è arrivato a una quota impensabile solo pochi mesi fa e noi non dimentichiamo che a questo si è arrivati con uno sforzo comune, meritorio da parte di tutti, noi compresi! Perché dobbiamo ricordarVi che iniziative come “Schermi di qualità”, a sostegno del cinema d'autore, sono operanti da anni e che in tutti questi anni, anche nei momenti più difficili, abbiamo programmato e difeso i Vostri film, convinti che solo con la presenza di un forte cinema italiano si realizza un mercato serio e stabile? E tutto questo l'abbiamo fatto con un incentivo annuo ‘faraonico' di 5.000 euro di media per sala. Quindi, torniamo a chiederci: di noi che ne sapete? Eppure dovreste sapere, eppure dovreste capire. Un prelievo di scopo che agisce ESCLUSIVAMENTE sull'incasso del botteghino sala chiede il sacrificio ad una sola componente del sistema cinema, lasciando che tutti gli altri soggetti utilizzatori, ben più forti economicamente, ne restino esenti ma ne godano il beneficio. Noi non ci stiamo e non ci vergogniamo – concludono Protti e Bernaschi -. Molti altri, voi compresi, dovrebbero riflettere sul fatto che se la manovra passerà, si difenderà l'interesse di pochi potenti e si metterà in crisi il settore più virtuoso e più debole del sistema cinema”.
La risposta dei 100Autori non si fa attendere: "Per piangere bisogna averne i motivi", dice il coordinatore del movimento Andrea Purgatori, che prosegue: "Gli esercenti si eleggono a paladini degli spettatori ma non dicono cose che emergono dai dati del ministero. Nel 2008 il prezzo medio del biglietto era di 5 euro e 99 centesimi; nel 2009 era di 6 euro e 39 centesimi, nel 2010, di 6 euro e 70 centesimi. C'e' stato un aumento medio in tre anni del 15%. In piu' dal 1999 è stata abolita l'imposta sullo spettacolo, con un 13% di guadagno. E contrariamente al resto dello spettacolo in Italia, loro hanno un'Iva agevolata al 10%, invece del 20%".