Non esiste mercato al mondo che renda di più di quello della cocaina. Del fiume impetuoso della famosa polvere bianca che scorre sotto le grandi città ne aveva già parlato Roberto Saviano nel suo libro ZeroZeroZero (2013). Dalle pagine scritte ora il tema del narcotraffico arriva anche sul piccolo schermo, il 14 febbraio su Sky Atlantic e Now Tv dalle 21.15, grazie alla serie kolossal dall’omonimo titolo (tradotto: la cocaina nella sua forma più pura, ovvero il meglio sul mercato) ispirata al bestseller di Saviano.

“Abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto tanti anni fa e c’è stato una grande ricerca alle spalle - racconta il regista Stefano Sollima -. La storia è stata costruita partendo da un materiale che aveva un’idea geniale alla base, ma che non era trasformabile in un racconto cinematografico. Abbiamo dunque colto l’anima del libro ricostruendo poi un intero mondo. Ci siamo anche resi conto che linearmente, a livello temporale, non avremmo potuto raccontarla”. 

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Al centro di questo mondo ci sono coloro che “tengono a galla l’economia mondiale” da chi la vende a chi l’acquista, passando per gli intermediari, coloro che muovono il carico di droga in un cargo in mezzo all’oceano dal Messico alla Calabria. Uomini corrotti e corruttibili, accomunati dalla medesima sete di potere. Dai messicani ai narcos, dagli uomini d’affari americani fino alla ‘Ndrangheta, ognuno è pronto a contendersi le rotte della cocaina ben sapendo che “maggiore è il rischio, maggiore è il guadagno”.

Ad interpretare questa galleria di personaggi vi sono nomi dal respiro internazionale come Gabriel Byrne, Harold Torres, Dane DeHaan e Andrea Riseborough.  Nel cast anche Adriano Chiaramida, nei panni di Don Minu La Piana, il capo dei capi della ‘Ndrangheta che vive in un bunker, e Giuseppe De Domenico, che qui interpreta suo nipote, uno dei pochi uomini di fiducia che fanno parte della sua cerchia interna. A dirigerli non solo Stefano Sollima, ma anche il danese Janus Metz (ep. 3, 4 e 5) e l’argentino Pablo Trapero (ep. 6, 7, 8).

“Avevano tre modi diversi, ma sono stati tutti molto bravi. Con Sollima avevo già lavorato in Romanzo Criminale e mi piace perché si fa capire subito. Lui dà la direttiva. Il danese, da nordico, è più fiscale. Pablo invece sembrava pazzo, saltava come una scimmia”, racconta Chiaramida. E Giuseppe De Domenico: “Ogni regista mi ha aiutato a dare sfumature e chiave di lettura diverse al mio personaggio. Ognuno mi ha dato i suoi input”.

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Presentata in anteprima all’ultima Mostra del cinema di Venezia, la serie Sky Original è prodotta da Cattleya e Bartlebyfilm. “Per fortuna ci sono stati dei produttori che vi hanno creduto”, commenta Sollima. Tra questi vi è Gina Gardini, sia Suburra, che Gomorra Romanzo Criminale portano la sua firma. “Produttivamente è stata un’impresa colossale - racconta - ma non lo avremmo mai fatto in modo diverso perché giriamo sempre nei paesi dove si svolge la storia. E ovviamente come non è stato facile girare Gomorra, non lo è stato neanche per ZeroZeroZero e andare in certi posti”. 

Ben tre i continenti (America, Europa e Africa) e cinque i paesi (Italia, Messico, Marocco, Louisiana e Senegal) coinvolti sulle rotte globali della cocaina: dagli Usa di New Orleans alle aride location del Messico fino al Senegal, ai deserti del Marocco e alla Calabria. E una troupe di oltre 1.000 persone e più di diecimila comparse, con 148 giorni di riprese per un viaggio on the road di otto episodi.

Tra gli sceneggiatori anche Leonardo Fasoli, che sottolinea il lungo lavoro di ricerca durato due anni: “La maggior parte degli spunti e dei fatti che succedono, così come le rotte, le navi mercantili che trasportano  i container, i porti, il ruolo di New Orleans, il ruolo dei brokers, il comportamento dei soldati messicani e i rituali della ‘Ndrangheta calabrese, tutto è preso da fatti realmente accaduti. Migliaia di racconti che ci hanno fatto e che piano piano abbiamo distillato”.

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Tra le tematiche sia la contrapposizione tra un mondo precedente “che non ha più risposte precise” e un mondo successivo “che va verso la brutalità”, sia la religione vissuta come una sorta di devozione da uno dei personaggi messicani: “Cerca di dare un senso alle sue azioni e alle atrocità della vita attraverso la fede, pensando che se Dio fosse contrario lo fermerebbe. In questo modo evita la follia alla quale lo porterebbe il suo deragliamento morale”, dice Sollima.

E conclude: “Il traffico è una sorta di contagio. Raccontiamo come ciascun personaggio cambia una volta che viene in contatto con la cocaina e quanto cambiano le realtà sociali ed economiche. Questa è una storia necessaria che non era mai stata raccontata prima. Sono cose che succedono nel nostro mondo ed è importante poterne fare una riflessione”.