“Volevo fare un film su una storia d’amore. E mettere in scena il percorso di questo innamoramento, l’impronta di questo avvicinamento”.

Céline Sciamma porta in concorso a Cannes il suo quarto lungometraggio, Portrait de la jeune fille en feu, il suo primo in costume.

Noemie Merlant e Adele Haenel - Foto Karen Di Paola

Siamo nel diciottesimo secolo, su una landa desolata della Bretagna. Marianne (Noémie Merlant), giovane pittrice, viene incaricata di realizzare il ritratto della coetanea Héloïse (Adèle Haenel), prossima al matrimonio.

Ma per farlo – l’avverte la madre (Valeria Golino) – deve osservare il suo modello senza chiederle di posare. Farle compagnia di giorno, carpirne i lineamenti, i dettagli, per poi dipingere il ritratto di notte.

“Il mio ultimo film era del 2014 (Diamante nero, ndr), per scrivere questo ci ho messo circa tre anni, non è stato facile trovare la forma e l’equilibrio tra molte idee diverse. Oltre alla storia d’amore, volevo raccontare anche la particolarità di essere un’artista donna, una pittrice, in un contesto storico come quello”, dice ancora la regista, che sulla questione relativa all’identità di genere, precisa: “Non è un film manifesto sul femminismo”.

Sulla Croisette anche le due interpreti protagoniste. “Ho avuto la fortuna di impersonare un personaggio forte, molto attuale e moderno. Che deve imparare ad avere fiducia in se stessa, per abbandonare poco a poco le convenzioni e le regole imposte dalla società”, racconta Noémie Merlant.

Mentre Adèle Haenel, nuovamente diretta da Céline Sciamma 12 anni dopo l’opera prima Naissance des pieuvres, spiega: "Abbiamo dovuto lavorare per far convergere l'idea dell'unità psicologica dei due personaggi, quasi per andare a comporre alla fine una figura simile ad un volto di Picasso”.