Si avvicina l’esordio della settantaduesima edizione del Festival di Cannes, dal 14 al 25 maggio, e con esso l’attesa comunicazione sui film ufficialmente in concorso. Come ogni anno, nei giorni precedenti alla conferenza stampa d’annuncio (fissata per il prossimo 18 aprile) si susseguono senza sosta ipotesi, contro-ipotesi, speranze e “tifo”. Meglio, perciò, fare innanzitutto un po’ d’ordine.

Cosa sappiamo con certezza?

Sappiamo che il Presidente della Giuria sarà Alejandro Gonzalez Inarritu, regista messicano di Birdman e The Revenant. Pur non essendone strettamente consequenziale, la nomina del Presidente di Giuria può lasciar trasparire le intenzioni programmatiche del Festival. L’anno scorso, ad esempio, la presidenza Cate Blanchett ha fatto molto parlare di valorizzazione del cinema al femminile, nel pieno della tempesta relativa allo scandalo Weinstein e al movimento #MeToo.

Cosa può dirci, allora, la nomina di Inarritu? Il regista messicano non ha mai nascosto un certo impegno socio-politico nella propria arte e, in un momento delicato come quello attuale per i fenomeni migratori, europei e non, la sua presidenza potrebbe significare una presa di posizione vicina a simili tematiche. Scelta che farebbe eco alla già pluriennale attenzione dei festival “rivali” (Venezia, Berlino e gli Oscar) al riguardo. Tenendo a mente questa possibilità, non resta che esaminare la lista di film che potrebbero, o vorrebbero, presenziare a Cannes.

A cominciare dai grandi esclusi: Netflix non ha raggiunto l’accordo con il Festival dopo l’esclusione dell’anno scorso. Di conseguenza, non potrà partecipare con i suoi film. Su tutti, l’assenza di The Irishman potrebbe essere un duro colpo, viste le potenzialità del film diretto da Scorsese con De Niro e Al Pacino nel cast.

Ma si potrebbe recuperare, con la presenza ormai quasi certa del regista che il Festival stesso ha scoperto, nel 1994, con la Palma d’Oro a Pulp Fiction. Dovrebbe infatti partecipare Quentin Tarantino, con il suo Once upon a time in Hollywood, di cui è stato recentemente rilasciato il primo trailer. Al Pacino, presente anche in questo film insieme a Di Caprio, Brad Pitt e tantissimi altri, avrebbe quindi comunque modo di calcare il tappeto rosso.

Occasione d’oro di presenziare, sull’onda dell’entusiasmo musicale dimostrato alla stessa premiazione degli ultimi Oscar, per Rocketman: biopic su Elton John, interpretato da un giovane e camaleontico Taron Egerton, determinato a mostrarsi all’altezza del collega Rami Malek (Oscar 2019 per la sua interpretazione di Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody). A patto che il film sia pronto per maggio.

Stesso dubbio per Radegund, di Terence Malik, probabilmente gradito ma, se così fosse, destinato a una lotta contro il tempo per terminare il montaggio. Altrettanto incoraggiato e sicuramente pronto, invece, sarebbe Carne y Gloria di Pedro Almodovar, debuttante nei cinema spagnoli addirittura prima dell’esordio del Festival.

Favoriti sono anche Ema di Pablo Larrain, Mektoub my love: Intermezzo di Kechiche (regista de La vita di Adele, Palma d’Oro 2013), Les plus belle annees d’une vie di Claude Leoluch e Sorry we missed you di Ken Loach. Ritorno quasi sicuro, a un anno dalla vittoria con Un affare di famiglia, quello del giapponese Hirozaku Kore-Eda, a ritentare la sorte con The Truth.

Probabile anche la convocazione per Jim Jarmusch e la sua commedia sui non-morti The dead don’t die, dal cast di tutto rispetto: Adam Driver, Chloe Sevigny, Bill Murray, Selena Gomez, Steve Buscemi e Daniel Craig. Mentre incerta è la presenza di Dolan, in tempo con Matthias e Maxine ma che, già dalla scorsa edizione, ha espresso il suo aspro dissenso nei confronti della manifestazione e del suo modo di fare critica.