“Sono assolutamente favorevole all’apertura delle case chiuse”, così Leonardo Pieraccioni alla presentazione del suo quattordicesimo film, in uscita il 21 aprile distribuito in 400 copie da 01 distribution, di cui è ancora una volta regista, protagonista e sceneggiatore.

S’intitola Il sesso degli angeli e racconta la storia di un prete di frontiera, Don Simone (Pieraccioni), che scopre di aver ereditato da suo zio (Massimo Ceccherini) un’avviatissima attività in Svizzera: un bordello. Accompagnato dal suo fedele sacrestano Giacinto (Marcello Fonte) troverà l’affascinante direttrice Lena (Sabrina Ferilli) che gli aprirà le porte della casa chiusa di Lugano e che gli farà incontrare tante ragazze che fanno il mestiere più antico del mondo.

“La prostituzione c’è, e non è bandita. È un reato lo sfruttamento. Questa è l’ennesima ipocrisia del nostro paese. Penso che nel momento in cui esiste questa professione andrebbe anche regolamentata e tutelata”, dice Sabrina Ferilli, che qui interpreta una maitresse che in passato faceva lo stesso mestiere delle ragazze ora alle sue dipendenze.

E Pieraccioni aggiunge: “C’è chi è più predisposta a prostituirsi, ma è chiaro che a nessuna piace e che alla base di questo mestiere c’è una notevole amarezza. Di fatto tutte quelle che lo fanno hanno sempre un piano b”.

E sul suo ruolo da prete: “Negli anni ho prima raccontato l’amore che travolge, poi le incertezze dell’amore maturo dei cinquantenni e ora, a quasi sessant’anni, parlo di preti e di babbi. Volevo raccontare i primi bilanci veri che si fanno alla mia età quando cominci a chiederti se hai fatto bene o hai fatto male. Mi sono molto divertito a vestire i panni di un prete”.

Il Sesso degli Angeli - © Leonardo Baldini
Il Sesso degli Angeli - © Leonardo Baldini
Il Sesso degli Angeli - © Leonardo Baldini
Il Sesso degli Angeli - © Leonardo Baldini

E poi: “Era un’idea stuzzicante parlare di un bordello in Svizzera. Nel film c’è anche il tema della redenzione. Quando ero piccolo frequentavo tantissimo gli oratori ed è stata un’infanzia meravigliosa. Ora invece le nuove generazioni fanno fatica, non ci vanno e preferiscono stare su Instagram”.

Certamente, parlare di prostituzione e preti può essere un argomento pruriginoso nell’epoca del politically correct. “In passato si è esagerato a un certo punto, oggi però si esagera nell’altro senso e non si può scherzare o ridere di nulla. Battute come quelle che c’erano nel film Il ciclone sarebbero impensabili oggi. Ora è l’apice, ma tra un po’ di tempo si stempererà la questione. Io penso che sia giusto essere un po’ coloriti nella comicità”.

E l’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco commenta: “L’idea è fresca e divertente. Non è mai volgare, è girato con garbo e freschezza. Per me questo è uno dei più bei film di Pieraccioni, che alla soglia dei sessant’anni ha deciso di passare da latin lover a prete. Lo ringrazio per la sua generosità perché per lui sarebbe stato molto più semplice fare uscire questo film sulle piattaforme e invece ha scelto di farlo uscire in sala”. E Pieraccioni conclude: “Bisogna difendere la sala in ogni modo. Io mi pongo solo il problema di fare film divertenti”.