La velocità. Jean-Louis Trintignant era un pilota: correva, magari fuggiva. Dalle tensioni accumulate nell'infanzia, dalle malinconie che si portava nello sguardo da eterno ragazzo, dalle tragedie di un futuro che sembrava già prevedere. I motori, un affare di famiglia: due zii che sfrecciavano con la stessa sfrontatezza di Bruno Cortona, il mentore demoniaco che per un Sorpasso di troppo all'alba uccide suo malgrado il povero Roberto, impedendogli di vedere la fine dell'estate. Roberto, studente borghese, che aveva lo stesso volto di Carlo, innamorato della signora Rossana nell'Estate violenta , ballando un lento sotto la luna mentre risuona l'eco delle bombe.

È l'estate, la stagione preferita del primo Trintignant, come quella rovente di Piace a troppi, l'estate che sprigiona il desiderio, annuncia la fine dei giochi, l'anticamera euforica della tristezza autunnale. “Che te frega delle tristezze”, gli diceva Bruno, senza mai chiedergli nemmeno il cognome, tanto è rapido lo spazio della giornata che travolge le loro vite.

Veloce come il vento, Trintignant si fa paradigma del maschio, un uomo (e una donna), dunque guida lui, pilota per davvero, lungo le strade che portano al suo folle amore. Faceva impressione vedere la quintessenza del vitalismo sulla sedia a rotelle in Happy End: il contrappasso – la condanna – di chi voleva vivere alla grande per un giorno solo o sopravvivere fino alla fine del mondo, trovando la morte cercando la vita e cercare la morte per trovare la vita o quel che resta. E ci credevi, non solo per l'accidente dell'anagrafe, per il tempo che scalfisce i corpi e le menti rendendo intollerabile la persistenza in appartamenti che soffocano mondi, che gettano l'amour nell'oblio.

Jean-Louis Trintignant in Tre colori - Film Rosso (Webphoto)

Ma perché Trintignant sapeva incarnare una straziante vocazione alla sconfitta, ancorché stando dalla parte sbagliata della storia da inquietante conformista, ergendosi a testimone del disincanto perché il massimo non è bastato a eludere il fallimento, perché oltre quel sorriso beffardo da seduttore impareggiabile c'erano la consapevolezza che una notte (con Maud) può segnare tutte le notti che restano, la coscienza che a un certo punto non si può fare altro che aggiungere giorni alla vita e non viceversa, la struggente certezza di quel che accade quando si è colpiti al cuore. Jean-Louis Trintignant è stato un attore immenso, tra i più grandi della storia del cinema.