"Le istituzioni vanno interrogate dai cittadini: la fiducia di tutti dipende dalla loro onestà. E le banche hanno l'opportunità di produrre non solo ricchezza, ma civiltà". Così Ermanno Olmi tiene a battesimo il "secondo tempo" - come lo definisce l'amministratore delegato Corrado Passera - di perFiducia, progetto sostenuto da Banca Intesa Sanpaolo, che vede il passaggio di testimone dei "vecchi" Olmi, Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino ai giovani, da loro scelti, Massimiliano Camaiti, Alessandro Celli e Pippo Mezzapesa, rispettivamente autori dei corti L'ape e il vento, con Elio Germano e Philippe Leroy; La pagella, con Marco Giallini e lo straordinario "bambino che per passatempo fa dei film", come si definisce, Andrea Calligari; L'altra metà, con Piera Degli Esposti e Cosimo Cinieri.
Dopo aver parlato di una "certa predisposizione alla tristezza dei giovani d'oggi", Olmi li invita ad "appellarsi alla famiglia, che resta l'istituto più importante e da salvaguardare. Mi piacerebbe che i prossimi corti di perFiducia prendessero in considerazione le donne, quelle donne che amministrano la famiglia con grande oculatezza", bissato da Salvatores, che porterà al cinema Happy Family e che ribatte: "Giovani e meno, oggi bisogna farsi sentire forte dalle istituzioni".
"La fiducia non ha bisogno di parole, ma esempi - prosegue Passera - in cui riconoscersi: tocca all'arte, al cinema ricostruire il collante tra testa, pancia e cuore. La banca, come noi la intendiamo, non fa parte solo dell'economia, ma della società: è corresponsabile di come funziona il Paese, e vive di fiducia, che non sta solo nel Pil", aggiungendo sul fronte più prettamente economico: "Se in tutto il mondo ci fossero stati regole e controlli come in Italia, probabilmente non ci sarebbe stata questa crisi. Ne siamo stati colpiti meno di altri, e ne usciremo prima: per la saggezza che abbiamo accumulato come Paese".
Dei tre nuovi corti di perFiducia, già disponibili sul sito www.perfiducia.com e prossimamente anche sul satellite e in sala, Sorrentino sottolinea "la poetica comune ai tre registi: una spietata tenerezza", e attacca: "La poetica è un termine oggi fuori moda, mentre continuiamo a recuperare le cretinate dei b-movie di 40 anni fa".