“È già tanto che il regista sia riuscito ad ascoltarmi. Ho capito che tante cose che mi sono successe nella vita sono servite poi per crescere: bisogna guardare anche il lato positivo di alcune situazioni e Michele è riuscito a insegnarmi che questo percorso era possibile”. Mirko Frezza è il protagonista de Il più grande sogno, opera prima di Michele Vannucci che Venezia ospita oggi nella sezione Orizzonti: 39 anni, appena uscito dal carcere, per Mirko, nella periferia estrema di Roma (a La Rustica), il futuro è tutto da inventare. Quando viene eletto Presidente del comitato di quartiere, decide di sognare un’esistenza diversa. Non solo per sé e per la propria famiglia, ma anche per tutta la borgata in cui vive. È la storia di un “bandito” che, aiutato dal suo migliore amico, Boccione (Alessandro Borghi), vuole trasformare l’indifferenza del quartiere in solidarietà, l’asfalto in un rigoglioso campo di pomodori, inventandosi custode di una felicità che neanche lui sa bene come raggiungere.

“Il progetto del film, del tutto inconsapevolmente, è nato quattro anni fa”, racconta Michele Vannucci, classe 1987: “Nel 2012 ho incontrato Mirko durante i provini del mio cortometraggio di diploma al Centro Sperimentale. Aveva quarant’anni e una vita di strada che cercava di lasciarsi alle spalle. Mi ha raccontato che era stato eletto presidente di quartiere, che aveva aperto un’associazione, che stava per nascere il suo terzo figlio. Davanti ai miei occhi si stava scrivendo una storia che riguardava anche me; ciò che cercava lui era ciò che cercavo anch’io: un’altra identità”.

Michele Vannucci, regista de Il più grande sogno

Nel 2015 è stata la volta di Una storia normale, corto che in qualche modo anticipa la creazione del Più grande sogno: “Michele (Vannucci, ndr) è entrato nella mia vita in punta di piedi. Ho iniziato a raccontargli di me, lui a frequentare il quartiere. Era là, in ascolto della mia realtà. Alcune cose non erano facili da digerire, per me per primo. Gli raccontavo la mia vita e spesso la rivedevo in una luce diversa. Il nostro è stato uno scambio continuo, raccontargli la mia storia e poi interpretarla è stato il risultato di una ricerca interiore che abbiamo affrontato insieme”, racconta ancora Frezza, che però spiega: “Mirkone – quello che vedete nel film – e Mirko non sono però la stessa persona. Il primo ha una storia criminale, una reputazione alimentata anche da leggende del quartiere. Era un personaggio che doveva esistere. Mirko, invece, è quello che sono davvero e il film che ha girato Michele, per quanto sia solamente ispirato alla mia vita, racconta la mia storia, quella del mio quartiere”.

“Ciò che entra realmente della vita di Mirko sono degli spunti sui quali poi abbiamo fantasticato. Ma non è la cronaca della vita di Mirko, piuttosto della mia vita dentro la vita di Mirko”, dice ancora Vannucci, che ha potuto realizzare il film grazie alla Kino Produzioni di Giovanni Pompili: “E’ stato un lavoro di gruppo a tutti i livelli, una condivisione trasparente. Tutti quanti - dall’attore principale all’assistente ai costumi - abbiamo preso un minimo a livello economico perché la prima esigenza che avevamo era data dall’urgenza di girare”, spiega il produttore.

Il cast de Il più grande sogno - Foto Karen Di Paola

Dopo Non essere cattivo e Suburra, un’altra opera in cui Alessandro Borghi (a Venezia con un’insolita chioma di capelli, per esigenze di copione visto che è in lavorazione il nuovo film di Sergio Castellitto, Io sono fortunata) è chiamato a muoversi nella periferia romana: “Ci sono assonanze tra questi tre film, è vero, ma solo per quello che riguarda il contesto periferico visto che Suburra è un gangster movie, quello di Caligari una storia d’amicizia e Il più grande sogno, se vogliamo, dimostra quanto la borgata non sempre sia teatro solo di criminalità”, dice l’attore, che nel cast è affiancato da Milena Mancini (è la moglie di Mirko), Ivana Lotito (Paola), Ginevra De Carolis (la figlia maggiore di Mirko) e Vittorio Viviani, che interpreta Pierino, il “padre disgraziato” del protagonista: “Per me è stata una grande fortuna incontrare e conoscere Mirko. Ci siamo trovati subito, e la cosa è stata d’aiuto per creare questo rapporto padre-figlio che abbiamo poi portato sullo schermo. Oltre a questo, però, è stato un incontro che mi ha riportato alla mente il rapporto di grande amicizia che avevo con un ragazzo di Secondigliano, poi ucciso in un cantiere. Il grande sogno che aveva quel ragazzo, forse Mirko l’ha realizzato”.