Da poco arrivato nella parrocchia di una piccola isola della Dalmazia, Don Fabjan, prete cattolico, si rende conto che l'incremento demografico nel luogo è pari a zero: solo decessi e nessuna nascita. Preoccupato, con entusiasmo e qualche ingenuità, prende una iniziativa tanto astuta quanto rischiosa. Messosi d'accordo con i rivenditori, procede a sabotare i contraccettivi usati dagli abitanti del luogo. I risultati attesi non tardano ad arrivare ma, risolto (forse) un problema, se ne aprono a catena infiniti altri.
Arriva dalla Croazia questa commedia al vetriolo, incentrata su una serie di accadimenti, sui quali sembra abbattersi una beffarda catena di equivoci, un accumulo di azioni e reazioni tutte intinte nel nero più nero. Non siamo però dalle parti di certi approcci dei fratelli Coen. Mettendo insieme il controllo delle nascite, le coppie sterili, le adozioni, e poi, andando avanti, i conflitti etnico-religiosi, il potere ecclesiastico fino ai preti pedofili, il copione costruisce uno scenario più iconoclasta che ironico; un canovaccio sarcastico che rimanda una realtà deformante e ben intenzionata a transitare dalla commedia alla tragicommedia dai toni surreali. Il regista finisce così per mettere in campo troppi argomenti ( tutti seri, sensibili, delicati) e sconta una certa difficoltà nel tenerli tutti sotto controllo.
La storiella morale, con interpreti non sempre a fuoco, finisce per rimandare un immagine della Croazia, sospesa in una confusa idea di trasgressione e di fuga dalla realtà.