Quella di Le ombre rosse è una storia che ha cambiato diversi nomi e identità. Francesco "Citto" Maselli tiene a precisarlo, spiegando che le lunghe fasi post produttive a cui si è abituato le ha imparate da Franco Cristaldi. "Ci vuole tempo per la messa a punto di un film. Specie di uno come questo. All'inizio si chiamava Il fuoco e la cenere, poi Anni Luce e poi Caterina D'Amico ci ha proposto Le ombre rosse. Ne siamo rimasti folgorati, era perfetto. Oltre ad essere omaggio al grandissimo film di John Ford, senza il timore di problemi sul titolo perche Ombre rosse era solo quello italiano". Il film, che segna il sessantesimo del regista alla Mostra (nel 1949 portò a 18 anni il documentario Bagnaia paese italiano), "è il tentativo di rappresentare la complessità di una crisi, senza polemizzare però. Non ci sono infatti colpevoli dichiarati, bensì la messa in scena di divergenze, tragedie interne, tutti buoni o tutti cattivi. Ci sono dieci, cento, mille sfaccettature, anime all'interno di questo momento difficile della storia politica. E la profonda difficoltà che vive la sinistra oggi non è solo italiana ma mondiale", spiega l'autore che qui al Lido riceverà il premio Bianchi 2009. "Anche se ho visto "tante Venezie" è sempre estremamente emozionante stare qui". Come lo è per l'intero cast. "Per la prima volta mi sono trovata su un set in perfetta sintonia e coerenza con le mie idee, con la mia etica", dice Valentina Carnelutti nel film interprete di Margherita, la "leader" del centro sociale Cambiare il mondo. "Il mio personaggio non ha nulla in comune con me, da nessun punto di vista benché la mia idea politica non si distacchi dal "sentire cittiano", per così dire; Citto ci ha pervasi con la sua ispirazione, ci ha trasmesso esattamente quello che voleva dire con questo film, e cioè la difficoltà, la complessità che voleva rappresentare", spiega Roberto Herlitzka, nei panni dell'intellettuale Sergio Siniscalchi. Il film uscirà nelle sale distribuito da 01 Distribution domani 4 settembre.