“Io me la cavo, questa situazione colpisce i giovani registi. Spero di fare altri film e trovare il denaro per farli, ma è vero: se lo scopo non è il botteghino, mettere in cantiere un progetto è quasi impossibile”. Così Marco Bellocchio, che il 16 marzo porta in sala Sorelle mai, co-prodotto da Provincia di Piacenza, Comune di Bobbio, Rai Cinema e Kavac e distribuito da Teodora in 40 copie.
Già presentato all'ultima Mostra di Venezia, sullo schermo è Bobbio, dal 1999 al 2008: tre generazioni a confronto, con due ottuagenarie (Letizia e Maria Luisa Bellocchio), attaccate alla terra e a un'altra Italia; il nipote Giorgio (Pier Giorgio Bellocchio), che va e viene dal paese, portando problemi, novità e coccole per la piccola Elena (Elena Bellocchio); Sara (Donatella Finocchiaro), sorella di Giorgio e madre assente di Sara, che fa l'attrice a Milano e taglia i ponti.
Nel cast anche Alba Rohrwacher e Gianni Schicchi Gabrieli, sei episodi in sei anni - dal '99 si passa direttamente al 2004, e poi anno per anno fino al 2008 - di cui i primi tre già in cartellone al Festival di  Roma e rimontati ad hoc, Sorelle mai nasce con gli studenti del Laboratorio Fare Cinema: “La domanda era, che facciamo quest'anno? Non pensavo a  un film in 6 episodi, ma volevo chiudere questa storia”. “Una vacanza-studio, in una città incantata percorsa dal Trebbia, dove facevamo il bagno. Cos'è una soap, mi chiedevo, non finisce mai? Poi è diventato un film, e ne sono entusiasta”, afferma la Finocchiaro, che di Fare Cinema è un habitué, mentre la Rohrwacher sottolinea “la leggerezza e la levità delle riprese, senza la pressione di una macchina cinema ingombrante” e Gianni Schicchi Gabrieli, che chiude il film in frac, constata: “Marco (Bellocchio, Ndr) è un vulcano in eruzione: o prendere la lava e bruciacchiare o scappare. Io sono rimasto lì…”.
“Questo film costa zero, ma è un lusso girato in 10 anni, edito con molta cura. Insomma, irripetibile”, dice Bellocchio, che tra serio e faceto illumina sul possibile spin-off: “La monaca di Bobbio, interpretata da un'attrice russa…”. Ma per ora rimarrà in stand-by il già annunciato Italia mia: “E' sulla rappresentazione del potere, e il potere è pomposo, sontuoso, fuori e dentro il Parlamento, quindi è un film costoso: garbatamente, quelli a cui mi sono rivolto mi hanno invitato a pensare a un altro progetto. Se ricevi tanti no, qualche dubbio te lo devi far venire: servirebbe una fantasia talmente geniale, tipo il Bulgakov de Il Maestro e Margherita, per affrontare qualcosa, la nostra realtà, che può cambiare ogni giorno. Ma non faccio e non farò mai la vittima, anche davanti a tanti rifiuti: accetto le critiche, quando non legate a una situazione aziendale o ai rapporti col potere, e evidentemente nel copione di Italia mia ci sono cose da cambiare. Che poi oggi si facciano solo commedie è un altro discorso, come pure che qualcuno usi “la realtà supera sempre l'immaginazione” per non produrti il film…”.