Pan pepato sotto l'albero. A sfornarlo è Ang Lee, che mette Lussuria nel melenso menù cinematografico delle Feste. In uscita il 4 gennaio, premiato col Leone d'Oro all'ultima Mostra di Venezia, il taiwanese Lee è ritornato in patria, dopo qualche anno negli Usa, per adattare un racconto breve della scrittrice cinese Eileen Chang, ispirato a fatti veri: "Più che un traguardo, un punto di partenza per tornare all'esplorazione della mia stessa cultura". Shanghai, 1940: un'attrice in erba (la stupenda Tang Wei) si trasforma in spia per sedurre e assassinare un funzionario cinese (Tony Leung, icona e feticcio di Wong Kar wai) al servizio degli occupanti giapponesi.
Girato tra Shanghai e Malesia, Lust, Caution – questo il titolo originale - è insieme thriller, spy-story à la ancienne, melò e rivisitazione "revisionista" del conflitto nippo-cinese durante la II Guerra Mondiale. Registri e generi lungamente esplorati durante i 156' del film: dilatazione (e iterazione) piuttosto che lungaggine, con una camera mobilissima che disegna - al limite del calligrafismo - quadri sottratti a un fotografo d'arte.
Glamour all'orientale, fatto di abiti preziosi, maquillage impeccabili, interminabili partite a mahjong giocate con dita flessuose e sensuali volute di fumo, quelle di Tony Leung, che sul tabagismo ha costruito le basi del suo indiscreto - e indiscutibile – fascino.
Eros e thanatos, con la morte - il tradimento non con un altro, ma con un'altra "cosa" - che aleggia tra Leung e Tang Wei, formidabili protagonisti delle scene di sesso - "Al pubblico occidentale potranno risultare forti, ma quello cinese ci è abituato: l'unico rischio è che la censura ne sfumi qualcuna", dice Tang Wei -  meglio coreografate degli ultimi anni, sospese in un abbandono della ragion di stato al sentimento amoroso.
E' questo incontro di corpi e spiriti, questa irredimibile lussuria di sensi, a cui si deve fare attenzione (caution). Sulla sottile linea rossa dell'erotismo, Lee si è trovato "schiavo del desiderio sì, ma quello di esprimermi".