Lourdes: il miracolo arriva in sala. Reduce dalla Mostra di Venezia 2009, dove ha ricevuto La Navicella della Rivista del Cinematografo e il Premio Signis dei cattolici e il Premio Brian degli atei, l'opera seconda della regista austriaca Jessica Hausner verrà distribuita dall'11 febbraio (anniversario dell'apparizione della Madonna a Bernadette nel 1858) in 70 copie con Cinecittà Luce, che porterà pure il film nelle scuole.
Protagonista è la giovane Christine (Sylvie Testud), che, bloccata su una sedia a rotelle da anni, decide fare un viaggio della speranza a Lourdes. La sua fiducia nella possibilità del miracolo viene ripagata:  incredibilmente, una mattina si sveglia ed è in grado di stare in piedi. Christine assapora appieno l'insperata occasione di felicità, ma la sua guarigione, insieme a tanta ammirazione, suscita anche invidia, e la malattia è sempre in agguato...
“Inquadro la malattia e il miracolo in chiave metaforica, evidenziando come non si possa avere tutto nelle nostre esistenze e come il miracolo traduca il desiderio di liberarsi da queste catene”, dice la Hausner, mentre Luciano Sovena, ad di Cinecittà Luce, sottolinea “la nostra grande scommessa distributiva, giocata nel momento in cui il cinema d'autore è in crisi”.
Sul retaggio cristiano di Lourdes, la regista precisa: “Trovo difficoltà nella religione cattolica, nel suo sguardo futuro, nella promessa e nella fantasia della salvezza: faccio fatica a essere credente qui e ora”, puntualizzando come sia partita “dalla volontà di fare un film sul miracolo, e sia arrivata a Lourdes, a questa favola per adulti, che pure talvolta lascia senza parole la scienza medica”.
E sul finale, sulla reversibilità o meno della guarigione di Christine, aggiunge: “Non importa se lei sia guarita o meno, ma la presa di consapevolezza sulla finitezza e la transitorietà della vita. Non esiste un'unica causa per il miracolo: se la fede, si dice, può smuovere montagne, qui al centro c'è la casualità del miracolo. Alla fine, ho concluso che Dio o non esiste o è ammalato”.
In cantiere una “storia d'amore tragica in costume, basata su una coppia realmente esistita", la Hausner cita quali numi tutelari Tati, Bunuel, Dreyer e Bresson - “Quest'ultimo per la sottigliezza stilistica, ma gli manca lo humour” – e sul lavoro preparatorio per Lourdes rivela: “Con Sylvie Testud, ho incontrato malati di sclerosi multipla: l'interpretazione di Sylvie è stata stupenda, non volevo una sofferente su una sedia a rotelle, ma qualcuna che sembrasse lì quasi per caso. Inoltre, ho fatto un'approfondita ricerca per familiarizzare con Lourdes. Ci sono andata tre volte con altri pellegrini, sono entrata nelle piscine, e ho trovato la fiducia della Chiesa: gli unici problemi sono stati di ordine logistico”.