Promette di commuovere il pubblico della 62ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il documentario Kill Gil (Vol. 1) con il quale il regista e produttore Gil Rossellini (figlio indiano del celebre regista Roberto) ripercorre il calvario della malattia che lo ha colpito improvvisamente alla fine del 2004 e che lo ha costretto su una sedia a rotelle forse per il resto della sua vita. Il 19 novembre 2004, reduce dai successi veneziani del kolossal malese La principessa del Monte Ledang da lui co-prodotto, Rossellini si trovava nella capitale svedese, per presenziare lo stesso film allo Stockholm International Film Festival, quando, improvvisamente è svenuto. Il filmaker è rimasto per tre settimane in coma profondo allo Swedish Hospital Karolinska e subito circa una ventina di operazioni. Risvegliatosi miracolosamente è stato trasferito in una clinica specialistica in Svizzera. Il 23 luglio di quest'anno Rossellini ha potuto fare ritorno a Roma, aiutato da una sedia a rotelle. "Il mio nome è Rossellini, Gil Rossellini, e questa è la storia di ciò che mi è successo tra l'autunno del 2004 e l'estate del 2005. Sono quasi morto, e poi la mia vita è stata risparmiata. Nel frattempo, tuttavia, è avvenuta una trasformazione: un mio nuovo io ha visto la luce dell'alba. Per questo ho un debito di gratitudine verso moltissimi parenti, amici e persone che non avevo mai incontrato prima" racconta Rossellini. Lucidamente deciso a testimoniare l'accaduto, Rossellini ha deciso di realizzare il video-diario di un "ritorno" alla vita. Animato da una grande forza di volontà e da una notevole dose di autoironia e sostenuto, fra gli altri, dal contributo della sorella Isabella (qui in veste di interprete e di operatore di molte riprese) il regista non ha mai abbandonato la videocamera.