Solo Liliana Cavani poteva trasformare un gruppo di miti monache di clausura in un collettivo femminista. Che sia un merito o una forzatura dipende dalle vostre convinzioni. Parliamo di Clarisse, il doc che la regista ha dedicato alle seguaci di Santa Chiara, Evento Speciale a Venezia 69. Da sempre attratta dal movimento francescano (tanto da dedicare a San Francesco ben due film, con un terzo in progettazione) e dal suo ideale di povertà, la Cavani torna a raccontarlo dalla parte delle donne. Non è un mero cambio di prospettiva: la formazione politica della Cavani la spinge ad accostarsi alla realtà delle monache secondo una prospettiva di "genere", interessante nel momento in cui solleva una questione femminile all'interno della Chiesa. Questione che le sorelle affrontano sempre con il sorriso e la serenità di chi, comunque, "si è realizzata pienamente" nella vocazione. La Cavani ha il merito di far emergere l'incredibile vivacità intellettuale che si agita dentro l'universo chiuso di un convento. E' brava nell'enfatizzare lo stile mai polemico di queste donne, capaci di presentare le proprie ragioni senza affondi né opportunismi, ma genuinamente, nell'ottica di un dialogo soggetto alle ragioni del buon senso e dell'appartenenza a una sola Chiesa.
Clarisse parla anche d'altro. Tocca il mistero della vocazione più difficile da comprendere per un non-credente: l'abbandono del mondo. Dà voce a donne senza voce; ribalta la prospettiva mondana e suggerisce come la clausura riscatti da una vita superficiale e porti chi la sceglie "dalla periferia al centro della terra"; si sofferma sul significato della preghiera, "l'arma" delle spose di Cristo, impotente solo per occhi assuefatti al visibile fenomenico. Concede spazio anche "agli aspetti di colore", quelli per intenderci che fanno arrovellare ogni laico attorno ai perchè e ai come una giovane donna decida improvvisamente di lasciare sogni, progetti e futuro per abbracciare l'eterno presente della vita consacrata. Insomma offre a noi uomini di mondo un'occasione irripetibile di incontrare faccia a faccia una realtà enigmatica e lontana. Vale la pena conoscerla, abbiamo tanto da imparare.