"Arrivando in Giordania ho provato una forte sensazione di smarrimento che ho trasmesso al mio personaggio", racconta l'attrice Mélissa Désormeaux-Poulin che in Incendies di Denis Villeneuve - il più intenso lungometraggio visto ad oggi alle Giornate degli Autori- è Jeanne, una ragazza del Quebec con origini mediorientali.
Nel testamento la madre (l'attrice Lubna Azabal) chiede a lei e al fratello gemello Simon di ritrovare il padre e un fratello del quale non conoscevano neppure l'esistenza. “Un viaggio che li porterà indietro nel tempo, e a scoprire un misfatto privato perpetrato nel più generale contesto di violenze pubbliche”, dichiara Villeneuve, che ha voluto adattare la piecès teatrale omonima (in programma a Roma, Teatro Eliseo, l'8 e il 9 ottobre): "Non volevo una rappresentazione politica. La cosa importante è come noi guardiamo a quella parte del mondo, ne apprezziamo le potenzialità di vita e cerchiamo di non rimanere legati all'immagine televisiva che ci viene offerta", precisa l'autore.
Come in Polytechnique - presentato a Cannes e girato proprio pochi mesi prima di Incendies – Villeneuve dimostra un'ottima capacità di lavorare con personaggi femminili. E' il volto di Jeanne a guidarci e sconvolgerci: con lei scopriamo il dramma dello stupro vissuto dalla madre e l'identità dello stupratore. Ed è sempre attraverso il volto della giovane donna e quello della madre che viviamo, dopo la collera e l'odio, gli ultimi intensi minuti che contengono un forte messaggio di perdono.