“Questa sceneggiatura l’ho scritta nel corso degli anni, il punto di partenza è stato la canzone omonima di Akiko Yano e, in particolare, la strofa in cui dice ‘Qualunque sia la distanza tra di noi, niente può impedirmi di amarti’: l’ho sentita circa 20 anni fa ma credo che oggi, anche alla luce della pandemia che ci ha costretti alla distanza sociale, all’isolamento, sia stato il momento migliore per farne un film”.

Il giapponese Kōji Fukada esordisce in gara a Venezia (nel 2016 vinse il Premio della giuria in Un Certain Regard a Cannes per Harmonium) con Love Life, film acquistato per l’Italia da Teodora che lo porterà nelle sale dal 9 settembre.

Love Life

Protagonista del film è Taeko (Fumino Kimura), la cui vita scorre tranquilla accanto al marito Jiro (Kento Nagayama) e al figlioletto Keita (Tetta Shimada), finché un evento drammatico segna il ritorno del padre biologico del bambino (Atom Sunada), di cui la donna non aveva notizie da anni…

“Quando creo un film mi piace sempre proporre elementi credibili, uno si poggia sulla convinzione che prima o poi si muore, l’altro è la solitudine”, dice il regista, che aggiunge: “Per rappresentare la solitudine, però, preferisco non concentrarmi su una persona che vive in condizioni di isolamento, piuttosto inserirla in un contesto di coppia, o familiare, perché ritengo più interessante coglierla nel momento in cui si è accorge di essere sola anche se circondata dagli altri”.

A chi gli chiede se registi come Hamaguchi (Drive My Car) e Kore’eda (che domani, 6 settembre, riceverà proprio qui a Venezia il Premio Bresson della Fondazione Ente dello Spettacolo / Rivista del Cinematografo) abbiano influenzato il suo lavoro, Fukada risponde che “sin da quando sono adolescente ho visto moltissimi film e ognuno di questi, in un certo modo, ha contribuito a formare il mio sguardo: Kore’eda, nello specifico, utilizza la famiglia come sistema, come microcosmo per esplorare le relazioni, io invece cerco di proporre la famiglia come pregresso di quello che succederà nel momento in cui l’essere umano si riscopre solo, in solitudine”.

Fumino Kimura in LOVE LIFE - credit 2022 LOVE LIFE FILM PARTNERS & COMME DES CINEMAS

Sensazione che travolge come detto la protagonista, interpretata da Fumino Kimura: “Il film si basa su un copione molto intenso, leggerlo mi ha dato la sensazione di ritrovarmi di fronte a personaggi che vivevano una vita estremamente normale, quasi si trattasse di una vita che si svolgesse attorno a me”, dice l’attrice, che nello sviluppo del racconto torna ad imbattersi con il padre biologico del figlioletto, interpretato da Atom Sunada, attore sordomuto: “Sono molto contento perché la cultura dei non udenti è stata inserita nel film e finora è una cosa che non accade così spesso, neanche nei programmi televisivi, mentre in quelli in cui accade il più delle volte si tratta di personaggi che vengono restituiti con pietismo. In Love Life questo non accade e la cosa mi ha reso davvero felice”.

“Mi sono cimentata per la prima volta nella lingua dei segni”, racconta ancora l’attrice, che spiega: “Non si tratta semplicemente dei gesti, è una lingua precisa, che costringe i due interlocutori a guardarsi sempre negli occhi, dimostrando in modo più sincero i propri sentimenti, cosa che tra Taeko e il marito Jiro non avviene, visto che si parlano senza guardarsi l’uno con l’altra”.