La sesta edizione dell'IndieLisboa Festival di Cinema Indipendente forse non sarà ricordata come punto critico nella storia dell'evento lusitano. Cannes quest'anno sembra aver conquistato davvero tutto il meglio disponibile. I festival e le rassegne poi, come pure la produzione cinematografica, conoscono le loro fisiologiche depressioni. Il valore dei festival - come quello delle cinematografie nazionali - però si misura proprio nei momenti di minor brillantezza.
L'Indie Lisboa 2009 ha comunque offerto molte occasioni degne d'esser menzionate, e lo ha fatto ben oltre gli eventi più appariscenti (le due retrospettive dedicate a Herzog e Nolot), oltre gli spazi riservati ai grandi nomi (De Oliveira ha presentato in anteprima il suo ultimo film a pochi giorni dall'uscita nelle sale portoghesi), rispettando la sua tradizione di cura del pubblico e degli autori.
Iniziamo dai premi. Quello per il miglior lungometraggio se lo è guadagnato lo statunitense Ballast, opera seconda densa e compatta di Lance Hammer, visto a Berlino 2008 e premiato al Sundance e al Festival di Toronto dell'anno passato.
Per il concorso nazionale ha invece trionfato il documentario di creazione Ruinas, nel quale Manuel Mozos esplora paesaggi urbani rotti dall'abbandono, diroccati resti della memoria, frammenti concreti sparsi come ricordi d'un passato che si mostra a un tempo appena trascorso e malinconicamente remoto.
Davvero notevole il corto d'animazione portoghese Passaros con il quale Filipe Abranches si è guadagnato il premio per il miglior regista di cortometraggi.
Una menzione d'onore e il premio del pubblico per il miglior lungometraggio andati a L'encerclement-La démocratie dans les rets du néolibéralisme, del candese Richard Brouillette (premiato pochi giorni prima che a Lisbona anche al Visions du réel di Nyon) confermano un nuovo interesse delle platee internazionali per il documentario e per il documentario "politico" in modo speciale.
Il premio Fipresci poi è andato a uno dei due lungometraggi rumeni presenti in cartellone, The happiest girl in the world del promettente Radu Jude.
Fuori dalla lista dei premiati sono rimasti film importanti. Per primo l'ultimo lungometraggio della grande documentarista Heddy Honigmann, peruviana di nascita, olandese d'adozione. Con El Olvido Honigmann torna a girare in Perù ancora una volta sulle tracce dell'identità d'un popolo offeso e oppresso per secoli, di nuovo fondando il suo discorso sulla memoria privata, sui ricordi dei singoli personaggi colti però nel loro intersecarsi con i macro-eventi della storia nazionale. Uno degli autori che tra qualche giorno si contenderanno la Palma d'Oro a Cannes era anche a Lisbona, tra gli autori di Cinema Emergente: il filippino Brillante Mendoza con il suo Serbis.
Il terzetto di direttori del festival - Miguel Valverde, Nuno Sena, Rui Pereira – ha puntato più che in passato sul cinema documentario e su quello d'animazione. Così se molta parte della programmazione dedicata ai corti è stata riservata ad alcuni tra i migliori titoli dell'animazione internazionale degli ultimi mesi, la sezione Pulsar do Mundo è stata appositamente varata per ospitare una selezione di documentari engagè provenienti dai maggiori festival di settore.
Un ultimo cenno lo meritano alcuni dei film raccolti in Director's cut, programmazione di cinema sul cinema. Dopo Cannes e Toronto anche Lisbona ha voluto offrire l'occasione al suo pubblico di assistere alla rinascita di uno dei titoli più celebri di tutto il recente cinema orientale, Ashes of time: Ashes of time Redux non è solo un versione restaurata del capolavoro di Wong Kar Wai, è invece un vero e proprio director's cut con una decina di minuti di tagli e qualche rimodulazione del montaggio.
Ancora guardando a Oriente, tra i molti cineritratti anche il tributo che Naomi Kawase con Rien ne s'efface si è vista offrire dalla giovane filmaker franco-brasiliana Laetitia Mikles, la quale per poco meno d'un'ora interroga la regista, scrittrice e fotografa giapponese - che vanta il primato d'essere la più giovane vincitrice del Grand Prix a Cannes - delineando con efficacia il suo caratteristico e viscerale rapporto con la cinepresa.