“Quel che è vecchio è ancora nuovo, perché da molto tempo non vedevate qualcosa del genere: io per primo avevo dimenticato questa bellezza”. Parola di John Lasseter, che con La principessa e il ranocchio gioca due numeri sul tavolo natalizio: 2 e 49.
Dal 2006 al piano nobile della Casa di Topolino, il boss della Pixar regala il 49esimo lungometraggio ai Walt Disney Animation Studios, realizzato in 2D con tecnica tradizionale: “Penso sempre agli spettatori, e ci sono molte generazioni nel mondo che non hanno mai visto un film analogo, almeno sul grande schermo: vi sentirete estasiati”, promette Lasseter, confessando quale sia l'aspetto fondamentale della creazione cinematografica: “La storia, la sceneggiatura giusta: da sempre è il faro del nostro lavoro alla Pixar. Il pubblico ama le grandi storie, i grandi film: non gli interessa come sia realizzato, vuole essere “portato via” e divertito”.
La storia, dunque: dall'11 dicembre negli Stati Uniti e da noi una settimana dopo (anteprima ieri alle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento), il cartoon musicale (score jazz, con blues e gospel, di Randy Newman) diretto da Ron Clements e John Musker, registi de La Sirenetta e Aladdin, ci porta nella New Orleans anni '20, sulla scorta della celebre fiaba, con la protagonista Tiana, prima eroina Disney di origini afro-americane, e  il principe-ranocchio Naveen, uniti da una metamorfosi incantata.
Arrivato in città in cerca di jazz, Naveen capita nelle mani del cattivo Dr. Facilier, uno stregone voodoo che lo tramuta in ranocchio. Pur riluttante, Tiana si deciderà a baciarlo per liberarlo, ma pure lei verrà trasformata in rana: costretti a vivere nella palude, i due principini incontreranno simpatici personaggi, quali l'alligatore trombettista Louis e la lucciola Ray, nella versione italiana con le voci rispettivamente di Pino Insegno e Luca Laurenti, mentre la star di Amici Karima Ammar è Tiana e Luca Ward il Dr. Faciler.
Prima dello scioglimento durante le celebrazioni del carnevale, tante avventure e più di qualche imprevisto, tra cui vanno annoverate nel fuoricampo le critiche di razzismo e discriminazione rivolte allo studios perché la futura principessa afroamericana è inizialmente una serva. Ma Lasseter non è d'accordo: “Tiana è una donna forte, navigata ed emancipata, non la classica principessa in attesa che il principe azzurro la porti via. E ci dà una lezione stupenda, nel segno della condivisione: l'importante è spartire tutto con qualcuno, compresi i sogni”.
Un sogno, crediamo molto vicino alla realtà, lo ha anche lui: affascinare le nuove generazioni con la vecchia animazione “fatta a mano”. “Non ho mai capito perché gli studios pensassero che i giovani non volessero più animazioni tradizionali. Immaginate due live-action: il primo girato con una certa macchina da presa; il secondo fatto con un'altra camera. Il primo va bene al botteghino, il secondo no: qual è il problema? La camera? Ovviamente, no: sarebbe ridicolo. Ed è questa la differenza tra l'animazione tradizionale e quella in computer grafica. La tecnica di per sé non ha mai reso un film interessante”. Detto da Lasseter, c'è da crederci. E sottoscrivere.