23 anni dopo, il cattivo non è più Gordon Gekko, ma le banche: rumours e speculazioni fanno cadere in picchiata il mercato e portano alla rovina le imprese. In breve, il capitalismo si è fatto ancor più nocivo: “E' così eccessivo e privo di regole, che andrebbe riformato: almeno, io non ne vedo l'ora”, dice Oliver Stone, che porta fuori concorso sulla Croisette il primo sequel della sua carriera, Wall Street – Il denaro non dorme mai, dal 15 ottobre nelle sale italiane con 20th Century Fox.
Nei panni del corporate raider Gekko, ritorna Michael Douglas, con la speranza di bissare l'Oscar quale miglior protagonista nel 1987 ma anche con qualche dubbio sul sottile confine tra realtà e finzione del nuovo Wall Street: “Non si deve pensare che siccome la situazione dei mercati occupa le news questo si rifletterà necessariamente sul film in maniera positiva. Anzi, credo sarà il dilemma del marketing: come convincere il pubblico che non hanno già visto questo film al telegiornale?”. Perché, in effetti, l'aria brutta che tira sullo schermo è quella che riempie le cronache: “La situazione globale è tremendamente problematica, dalla Grecia all'Inghilterra, passando per Spagna e Portogallo. 23 anni fa, pensavo che il sistema avrebbe corretto se stesso: non è stato così, e quanto siano peggiorate le cose lo vediamo tutti”, afferma Stone, che dall'avidità dei singoli dell'originale qui si concentra sulle grandi banche quali responsabili della crisi finanziaria globale: “c'è un'enorme differenza tra chi ci ha guadagnato e chi no: gli stockholders e gli amministratori delegati l'hanno fatto, i lavoratori no. Ed è un'ingiustizia a cui porre rimedio subito”.
In questo sequel, il “centro morale”, come lo definisce Stone, è la figlia di Gekko, Winnie (Carey Mulligan), fidanzata al Jake di Shia LaBeouf, un giovane trader che combina ambizione e avarizia con gli investimenti in progetti di energie alternative. Per vendicare il suo mentore (Frank Langella) “suicidato” dalla speculazione del banchiere rivale Bretton James (Josh Brolin), Jack ricorrerà all'esperienza di Gekko, uscito dopo 8 anni di carcere con un libro ("Is Greed Good?") e la volontà di riconquistare la figlia e i milioni persi. E se oggi il suo Gekko parla dei derivati, che pochissimi comprendono cosa siano, come di “armi di distruzione di massa” e delle nuove come di generazione NINJA (“No income, no jobs, no assets”), Douglas non nasconde il proprio stupore di fronte al successo arriso al suo villain a Wall Street: “Non ce lo saremmo mai aspettato, ma per molti studenti di economia Gekko era quello che sarebbero voluti diventare…”. Da qui alla crisi globale, il passo è breve…