"Oggi non si lavora più con ma contro qualcuno". Così il regista Ken Loach presenta It's a Free World... (In questo mondo libero…), in concorso alla 64ma Mostra di Venezia. Dopo Il vento che accarezza l'erba, dramma storico premiato con la Palma d'oro a Cannes nel 2006, Loach torna all'attualità inquadrando il mondo del lavoro. Protagoniste Angie (Kierston Wareing) e Rose (Juliet Ellis), due giovani donne che aprono un'agenzia di reclutamento del personale a Londra. "Angie e Rose - dice Loach - si comportano come oggi vuole la società: se il padre di Angie e l'immigrato polacco Karol riescono ancora a essere solidali, loro due lavorano contro altri. E il mio non è un punto di vista pessimistico, ma realistico". "Alla fine del film - dice la Wareing -  Angie è avida, ma fa del suo meglio per andare avanti, per non mollare:  credo che gli spettatori rimarranno coinvolti dalla sua situazione" perché - prosegue la collega Ellis - "oggi quando c'è un'opportunità, non si torna indietro". E quello che fa Angie nel finale (chiamare la polizia per denunciare un campo di immigrati clandestini a scopo di lucro), osserva Loach, "è quanto in Gran Bretagna, ma anche da voi, propugna la stampa di destra. E' la logica del business, del profitto". "Ma  - aggiunge lo sceneggiatore Paul Laverty - bisogna pensare a quello che Angie ha passato: una trentina di occupazioni diverse in pochi anni". "Sicuramente - aggiunge il regista - che l'avidità sia femminile fa più effetto, ma nella società attuale le posizioni di uomini e donne non sono più tanto diverse".  Del 2000 era Bread and Roses, sette anni dopo c'è meno pane e ancor meno rose, come sarà tra altri sette anni? "Dipende solo da noi, dalla società civile - dice Loach - da come sapremo organizzarci e lottare insieme per cambiare la realtà". Oggetto di un prossimo film sul mondo del lavoro - dice lo sceneggiatore Lavery - potrebbe essere "la Cina, vedere tra 10 anni come sarà la situazione dei lavoratori indipendenti e dei sindacati. Non che le cose nel Regno Unito siano più rosee: c'è una catena di supermercati che impiega lavoratori bengalesi pagandoli 84 centesimi l'ora". Un quadro socio-economico rispetto al quale, nonostante la proliferazione dei nuovi mass-media, il cinema non ha perso la propria funzione civile: "Come il teatro - dice Loach - è un'esperienza collettiva, fondamentale. E fare un film è complicato, complesso. Mezzi quali YouTube sono efficaci, ma anche propagandistici: il cinema ha qualcosa in più, e un lungo futuro davanti".