Platea da tutto esaurito, pur nel pieno rispetto delle normative di sicurezza anti Covid-19, per il primo evento serale del “Lecco Film Festival – Donne oltre gli schermi”, che ha visto l’attrice e cantante Violante Placido raccontarsi davanti a Gianluca Arnone, redattore e critico della Rivista del Cinematografo.

Un’intervista iniziata sullo sfondo del Coronavirus: “Sono stata fortunata perché non sono venuta a contatto col Covid. Ogni giorno sentivo notizie scioccanti in tv, anche difficili da ascoltare perché ti lasciavano quasi incredula. Io ne ho approfittato per fermarmi a riflettere, il virus ci ha messo in ginocchio ma in quel frangente eravamo tutti uguali”. Nel mirino anche il rapporto dell’uomo con l’ambiente: “Siamo ospiti in questo pianeta e dobbiamo trovare il modo di convivere in maniera più equilibrata. Credo che anche le donne abbiano ancora tanto da conquistare e da chiarirsi. Spesso la società ci impone un ruolo di fragilità e debolezza ma noi non siamo così”.

Violante Placido (Foto di Karen Di Paola)

Poi il confronto con l’America: “Il primo approccio fu con The American, insieme a George Clooney ma si trattava di un film indipendente e girato in Italia, per cui non ebbi una grande percezione hollywoodiana. Ghost Rider invece fu una produzione diversa, quasi un rapimento, nel senso che dovevo essere presente anche quando non toccava a me girare. Nicolas Cage è un attore più difficile con cui relazionarsi, sempre nel suo mondo ma fuori dal set era estremamente aperto e generoso”.

Nel 2006 arrivò Don’t be shy, una nuova strada personale e artistica dell’attrice: “Quello della musica per me è stato un percorso molto in sordina, anche se con la critica mi sono tolta qualche soddisfazione. Ho iniziato tardi perché amavo così tanto la musica da esserne quasi paralizzata: il mio primo strumento? A 21 anni. Ho raccolto anche diverso materiale in italiano, chissà che il futuro non riservi sorprese”.