"Il rapporto tra il Lago di Como e il cinema rapprrsenta un'opportunità da non perdere per il turismo" spiega Fabio Dadati, Presidente di Lario Fiere e Presidente East Lake Como Hospitality, intervenuto oggi presso lo Spazio FEdS a Venezia nell'ambito del talk "Lago di Como: destinazione ideale per il cineturismo".

"C'è una lunga storia - continua - tra il cinema e il nostro territorio, sia dalla parte comasca sia da quella lecchese. L'audiovisivo porta valore all'esperienza turistica: pensiamo quando, dopo la soap opera Vivere, arrivarono persone da tutta Italia che volevano vedere i set della storia. Ma sono tantissime le produzioni passate da noi, compresa una di Bollywood. Il focus è l'investimento: la cultura, considerata sempre un valore immateriale, è in realtà materiale, catalizzatore in questo caso di un certo tipo di turismo. Siamo la terra di Luchino Visconti, abbiamo il cinema dentro".

"Anche noi siamo legati a Visconti - afferma Michelangelo Messina, fondatore e direttore artistico dell'Ischia Film Festival - poiché il maestro è sepolto a Ischia, a Villa La Colombaia, il suo luogo dell'anima". Messina è un pioniere del cineturismo: "Un viaggiatore su cinque sceglie la meta in seguito a un'emozione filmica o televisiva. Il cinema e la serialità hanno una ricaduta economica su territorio. Pensiamo a quanto l'ente turistico britannico scelse James Bond per promuovere l'immagine dell'Inghilterra: i film di 007 richiamano 200 milioni di spettatori e non c'è ente turistico che può raggiungere quel pubblico".

Michelangelo Messina - foto di Margherita Bagnara

"Il cineturismo - aggiunge - è l'effetto di un'esperienza: viaggiamo verso un luogo scelto da noi per ritrovare i luoghi che ho visto sullo schermo ma anche per scoprire emozioni nuove, siano le specialità locali o le sensazioni che danno le bellezze naturali. Il nostro lavoro consiste nella costruzione di ponti: dobbiamo interagire con le varie realtà territoriali, nell'ottica del raggiungimento di un forte impatto economico. Il cinema ha una potenza di diffusione dell'immagine, a noi sta il dovere di capire e conservare l'identità del territorio: quello che per noi può essere banale per gli stranieri può essere straordinario e viceversa. In più dobbiamo fare sistema, organizzare una cabina di regia: se non si inizia ad avere dialogo con le produzioni non si innesca niente".

Ognuno ha il suo Visconti, dice Pedro Armocida, critico e direttore artistico della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesare: "Uno dei suoi film più importanti, Ossessione, è stato girato nelle Marche, ad Ancona, prima che arivasse Nanni Moretti con La stanza del figlio. Le Marche sono un unicum italiano".

"Per ogni euro investito sul territorio - spiega Armocida - ne tornano due e mezzo: è un dato oggettivo, sicuramente saranno di più. Ci sono varie leggende su chi abbia detto che con la cultura non si mangia: non lo sapremo ma è un modo di pensare radicato. Si mangia, invece, e soprattutto si sviluppa un territorio. Ormai è una tradizione per Pesaro invitare durante il festivl centinaia studenti di cinema: un investimento sugli spettatori del futuro e sul futuro del cinema che non vedrebbero un certo tipo di film in altro modo. Non dobbiamo avere paura del locale perché possiamo farlo diventare globale. Ho sempre cercato di lavorare sulle sigle e sui manifesti grazie alla collaborazione con la Scuola del Libro di Urbino. E un esempio del fare sistema di cui si parlava l'abbiamo avuto quest'anno con la presenza di Oliver Stone: prima è stato Pesaro, poi al festival Passaggi di Fano e infine ha incontrato le industrie dell'audiovisivo a Senigallia".

Pedro Armocida - foto di Margherita Bagnara

Da molti anni la Fondazione Ente dello Spettacolo porta il cinema di qualità in territori dove non passa: un'esperienza culturale che ha ravvivato i territori, destando sorpresa e gioia nelle popolazioni locali, grate per una forma di restituzione importante dei territori. "Gli stessi fratelli Lumière - dice Gianluca Arnone, coordinatore editoriale FEdS - raccontavano il passaggio dalla fine del lavoro alla vacanza e al tempo libero, attraverso un giro nel mondo fattodi reportage turistici, viaggi immaginari, scoperta di meraviglie segrete".

Arnone ha spiegato come, qualche anno fa, la Rivista del Cinematografo ha compiuto un viaggio nelle regioni italiane: "I magnifici set era una rubrica di venti numeri, uno per ogni regione, dedicato alle location di film famosi e non. A distanza di anni quei territori continuano a godere di quei set. Si è arrivati tardi a capire le potenzialità turistiche dei territori cinematografici, ma da sempre buona parte del Made in Italy passa per il cinema: pensiamo a come La dolce vita ha lavorato nell'immaginario collettivo mondiale. Il lavoro va fatto con il contributo delle film commission, portando gente sul territorio e agendo nel lungo periodo sulla percezione e nel sistema d'attese del turista".