Centocinque giorni di riprese, otto episodi, 26 milioni e mezzo di budget, un sottomarino in scala e una seconda stagione in divenire: “Non tutti muoiono alla fine, c’è possibilità, vedremo”. Dopo il successo di Babylon Berlin, dalla Germania arriva una nuova serie targata Sky: in anteprima, con i primi due episodi, al 36° Torino Film Festival, dove il regista Andreas Prochaska è membro di giuria, Das Boot è prodotta da Sky Deutschland con Bavaria Fiction e Sonar Entertainment, e andrà in onda dal 4 gennaio ogni venerdì alle 21.15 sul canale satellitare.

Ispirata all’omonimo romanzo di Lothar-Günther Buchheim, nonché al film U-Boot 96, che per la regia di Wolfgang Petersen ottenne sei nomination agli Oscar 1983, è stata girata a Monaco di Baviera, La Rochelle, Praga e Malta e già venduta in oltre cento territori.

Nel cast internazionale, tra gli altri, Lizzy Caplan (Masters of Sex), Vicky Krieps (Il filo nascosto), Rick Okon (Tatort), Tom Wlaschiha (Il Trono di Spade), le vicende narrate da Das Boot si sviluppano nell'autunno del 1942: nella Francia occupata dai nazisti, Simone Strasser (Krieps) arriva a La Rochelle come traduttrice per la Marina tedesca, sotto la guida del capo della terza flottiglia Gluck (Rainer Bock). Ritroverà il fratello Frank Strasser (Leonard Scheicher), che presto dovrà imbarcarsi sul nuovissimo U-612, comandato da Klaus Hoffmann (Okon), figlio di un leggendario comandante di U-Boot. Sull’altro lato della barricata, prima che parta Frank chiede a Simone un piccolo favore mettendola in contatto con la misteriosa Carla Monroe (Caplan). La vita di Simone cambierà irrimediabilmente quando verrà in contatto con La Résistance, sicché dovrà guardarsi da Hagen Forster (Wlaschiha), capo della Gestapo a La Rochelle.

“Petersen – dice l’austriaco Prochaska – si fermava al punto di vista tedesco nel sottomarino nazista, io estendo alla Resistenza nella Francia occupata: non era mia intenzione mostrare quanto fossero cattivi i nazisti - spero tutti noi ne abbiamo chiara l’idea - ma capire le motivazioni, il motore trainante di tanti giovani che s’imbarcavano volontari sul sottomarino, ancor più perché oggi tre dei miei figli hanno la loro età”.

Non solo una serie, ma “due film, uno sottomarino e l'altro a La Rochelle, inquadrato nel percorso durissimo di Simone Strasser, che all’inizio sembra Alice nel paese delle nazi-meraviglie, e poi realizza l'orrore”. A incarnarla è Vicky Krieps, già apprezzata nel Filo nascosto di Paul Thomas Anderson: “Avevamo bisogno di un’attrice perfettamente bilingue, e non ce ne sono tante. Lei è nata in Alsazia, passata più volte tra Germania e Francia, come il suo personaggio: mi aveva colpito prima di Phantom Thread, ed era interessata al ruolo anche per motivi personali, giacché sperimentava la dicotomia nella propria famiglia, con una nonna nazista e l'altra francese”.

Se il direttore di Sky Atlantic Antonio Visca prende Das Boot a esempio per “smettere di dire che le serie americane sono di default migliori: non vale più”, Prochaska torna sull’originale di Petersen: “E’ un capolavoro, e un remake non avrebbe avuto senso. Mi ci sono appoggiato quale riferimento anche documentaristico, giacché all’epoca aveva avuto la possibilità di confrontarsi con marinai impiegati sugli U-boot, e da lui ho tratto l’idea del sottomarino in scala, nonché del colore interno”.