È il film più atteso della 78a Mostra del Cinema di Venezia, Dune di Denis Villeneuve, presentato Fuori Concorso e finalmente in sala dal 16 settembre dopo molti rinvii dovuti alla pandemia.

"Sono tempi difficili per tutti - riflette il regista canadese, da sempre desideroso di riportare Dune sul grande schermo - ma spero che il pubblico si senta sicuro e vada in sala. Questo è un film sognato pensando al cinema. Abbiamo voluto offrire un'esperienza fisica, un'immersione in una realtà completa. E questo può accadere solo sul grande schermo".

Tratto dalla saga Dune di Frank Herbert (già trasposto da David Lynch nel 1984), racconta il viaggio mitico ed emozionante di un eroe, Paul Atreides, nato per andare incontro a un destino più grande della sua immaginazione: raggiungere il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo popolo.

Nei panni del protagonista, Timothée Chalamet: "Per me è stato il lavoro di una vita. Mi sono lasciato guidare, anche se ho visto il progetto sin dall'inizio. Abbiamo discusso molto, siamo andati a fondo nel pensiero della storia". E sulla sandwalk del suo personaggio: "L'ha proposta il nostro coreografo, Denis ci ha chiesto di non essere troppo seriosi".

"La sfida più grande durante le riprese è stata affrontare i capelli di Timothée, perché sono vivi!" scherza Villeneuve, che tuttavia non schiva la domanda. "La vera sfida è stata trovare un equilibrio tra un romanzo così ricco di dettagli e la necessità di dare informazioni per capire la storia. Volevamo rendere il racconto più cinematografico possibile, senza fare pressioni agli spettatori".

Dune tocca anche il tema della difesa dell'ambiente. Ne è convinto Javier Bardem, che nella vita è anche un attivista: "Herbert era un autore molto avanti, si preoccupava di ciò che sarebbe successo al mondo. Dune non parla di futuro ma di ciò che sta accadendo ora. Con il mio personaggio, che si batte affinché il suo popolo sopravviva, ho avuto un collegamento mentale ed emotivo. È importante che in un film come questo si raccontino le cose che stanno accadendo attorno a noi".

"Quando è stato scritto - interviene Villeneuve - Dune era un ritratto del XX secolo ma è sempre di più una previsione del XXI secolo: è un libro ancora più attuale oggi di allora".

Nel cast, splende l'astro nascente Zendaya nel ruolo di Chani Kynes: "Ero estremamente intimidita, stavo lavorando con persone che ammiro tanto, con un cineasta straordinario. Sono entrata nel film sapendo che non avevo tanto tempo, ero spaventata ma sin da subito ho percepito il calore da parte di tutti".

Oscar Isaac è il Duca Leto Atreides, capo della Casa Atreides e padre di Paul: "Interpreto il personaggio più umano: non ha niente, non ha poteri speciali se non quello di governare e si sta avviando verso una sconfitta. Tutti dicono che non ce la farà eppure sopporta".

Al suo fianco, Rebecca Ferguson, nei panni di Lady Jessica, madre di Paul: "Dune mi ha fatto capire che si possono fare film e ci si può allineare alle emozioni dei personaggi al netto delle nostre identità e delle nostre relazioni".

Josh Brolin è Gurney Halleck, guerriero e menestrello della Casa Atreides e mentore di Paul: "Non ho letto il libro - svela con nonchalance - ma trovo affascinante ciò che abbiamo creato già prima del film. Mi chiedo: Herbert sarebbe orgoglioso di quello che stiamo dicendo? Non lo so, ma credo che nella sua mente ci fosse qualcosa di tanto potente quanto il nostro film".

E per la seconda parte? Si aspettano i risultati del box office ma sono tutti pronti a tornare sul set.