(Cinematografo.it/Adnkronos) - L'utopia dell'impero, ieri come oggi. Manoel De Oliveira, Leone alla carriera della 61ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, sceglie di raccontare i contrasti del mondo contemporaneo basandosi sulla vita di Re Sebastiano di Portogallo, che nel '500, dopo essere stato il Re Atteso finì con il generare il mito del Re Nascosto dopo la sconfitta di Alcacer-Quibir: il cadavere del re non fu mai identificato. Il film, presentato in anteprima mondiale al festival, è tratto dal dramma El Rei Sebastiao di Josè Regio. "Ho rispettato completamente la storia - dice il 96enne De Oliveira -. E' un film basato sull'utopia dell'ossessione del quinto impero, che sembra essere tornata una realtà. Ora si afferma nell'Unione Europea. Nel frattempo il mondo sembra oggi vittima di un ritorno al Medioevo, di un terrorismo spietato che colpisce gli innocenti e sconvolge gli Stati Uniti e l'Europa cercando di distruggere la civiltà occidentale. Mi pare si stia tornando al mito del quinto impero, situazione già sperimentata senza successo dall'imperatore Carlo V, nonno del re Sebastiano. Per questo al titolo ho aggiunto la frase 'ieri come oggi'". De Oliveira respinge l'etichetta di regista ermetico: "Non ho mai voluto essere ermetico - dice - le cose difficili non sono comprensibili. Io voglio essere chiaro ed accessibile a tutti, l'ermetismo limita la possibilità di arrivare al pubblico". Nessuna intenzione di ritirarsi alla sua età: "Ho già pronto un altro progetto". A proposito del Leone d'Oro alla carriera, il regista dice: "Ricevere un premio qui è molto importante. Forse sono stato aiutato dalla mia longevità". Infine un consiglio ai giovani registi che cominciano a fare cinema: "E' necessario imparare la tecnica, ma un regista deve fare soprattutto quello che sente: l'originalità, la sincerità e il proprio modo di pensare sono le cose che più contano".