Bistrattato in paria, finanziato dai Giapponesi, portato in concorso a Roma: è il bizzarro destino di Abolfazl Jalili, iraniano dissidente, col triste record di ben 14 film all'attivo, tutti censurati dal governo del suo paese. Stesso destino attende anche Hafez, la sua ultima opera, che ha presentato oggi alla Festa del Cinema. Neanche il toccante racconto, ispirato alla vita del più grande poeta d'amore persiano, Shames Al-Din Mohammad Hafez, ha infatti ricevuto l'ok di Teheran. Motivo della censura è la dirompente tematica, che Jalili affronta attraverso la storia del mistico e intellettuale del XIV secolo: il confronto fra l'ortodossia delle scuole coraniche e la libertà laica nell'Iran di oggi. Al centro del film è la parabola di abnegazione del protagonista, per superare le sette prove che lo condurranno all'amore assoluto: "E' molto complicato - dice Jalili - spiegare il significato di queste prove perché si rifanno alla tradizione del sufismo, la corrente più esoterica e mistica della religione islamicà. I santi e i saggi sufi, vivendo in una perfetta adesione all'istante presente e in un accettazione incondizionata della realtà intesa come manifestazione di Dio, conoscono la più alta realizzazione spirituale e accedono alla coscienza della realtà ultima fino ad annullarsi in essa". Protagonista nella storia è sullo schermo Hafez, un ragazzo particolarmente intelligente, che a soli 17 anni riesce a terminare gli studi, superando brillantemente tutti gli esami di teologia. Ciò induce il gran Muftì, guida spirituale della città, a chiedergli di fornire lezioni private alla figlia Nabat. Hafez accetta, nonostante gli venga proibito di guardare la ragazza. Discorrendo di religione, filosofia, poesia i due giovani cominciano a nutrire forti sentimenti l'uno per l'altro, separati fisicamente da un muro che non gli consente di guardarsi ma sempre più vicini. Quando la governante riferisce il sentimento tra i due al Mufti', questi, infuriato con Hafez, lo caccia di casa e lo obbliga a scegliere tra l'ortodossia religiosa e la vita laica. Attaccato dall'intera comunità, il ragazzo è costretto ad abbandonare la città e ad evitare conseguenze drammatiche per la sua famiglia. Ma la sua guida spirituale gli indica un'altra via: le sette prove dello Specchio. Il film è ispirato ai versi più celebri scritti settecento anni fa dallo stesso poeta Hafez: "...In questo mondo che gira e rigira non ho mai incontrato nessuna parola più bella dell'amore...". "Questo film non è un film politico ma un film sull'amore -ha spiegato il regista incontrando la stampa a Roma- è una storia raccontata sovrapponendo il mio punto di vista ad un Hafez innamorato. E' la storia di un Hafez che vive insieme a noi dai tempi antichi e vivrà ancora con noi in futuro. Io credo che la parola che sopravviverà in eterno nel mondo sia proprio amore".