"Non una rassegna cinematografica, ma il tentativo di offrire la possibilità di un confronto iconografico sulla rappresentazione di Cristo nella storia del cinema". Così Alberto Barbera, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, spiega l'idea portante alla base di "Ecce Homo - L'immagine di Gesù nella storia del cinema", mostra che sarà inaugurata il 26 marzo alla Mole Antonelliana, per rimanere aperta al pubblico fino al 6 giugno. "La più grande storia mai raccontata è anche in assoluto la storia più volte raccontata dal cinema, così tante che nessuno ha neanche mai tentato di redigere una filmografia completa - spiega ancora Barbera -. Il nostro lavoro si è soffermato su una settantina di titoli, da La Vie du Christ di Alice Guy e Victorin-Hyppolyte Jasset (1906) a 7 Km da Gerusalemme di Claudio Malaponti (2006), con l'intento dichiarato di fornire - attraverso la selezione di fotografie, manifesti, riviste, libri, partiture e dischi, provenienti dalle collezioni del Museo e dagli archivi della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé e della Cinémathèque Française (materiale poi raccolto anche nel catalogo realizzato in occasione della mostra, ndr) - una riflessione approfondita sulle differenti modalità espressive con cui, in determinati periodi storici, il cinema si è confrontato con la rappresentazione della figura di Cristo, come ad esempio le influenze della pittura ottocentesca per il periodo del muto o le derive dell'iconografia pop in un film come Jesus Christ Superstar". Proprio quest'ultimo, diretto nel '73 da Norman Jewison, sarà proiettato sabato 8 maggio al Cinema Massimo, seguito da Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964) e Christus di Antamoro e Guazzoni (1916), restaurato dalla cineteca di Bologna e proposto con il commento musicale dal vivo. Lo stesso giorno, alla Reggia di Venaria - Citroniera, avrà luogo una tavola rotonda, moderata dallo stesso Barbera, alla quale interverranno Giuseppe Ghiberti, Tomaso Subini, Timothy Verdon e Dario E. Viganò.