Conto alla rovescia per la 66ma Berlinale. All’incontro di oggi con la stampa per la presentazione del programma il direttore Dieter Kosslick, conferma la presenza più importante, quella di Meryl Streep alla presidenza della giuria. Per Kosslick, "una conquista d’affetto del pubblico berlinese". Per l’attrice statunitense è la prima volta da presidente di una giuria. "Berlino ama Meryl Streep", così Kosslick. "Per dimostrare il nostro entusiasmo per il suo straordinario talento, le abbiamo assegnato l’Orso d’oro alla carriera nel 2012". Lei ricambia con un messaggio letto in conferenza stampa: "La responsabilità in qualche modo intimorisce, dato che non sono mai stata presidente di nulla prima, e spero di essere all’altezza delle distinte giurie degli anni precedenti".

Gli altri membri annunciati: l’attore tedesco Lars Eidinger, la star hollywoodiana Clive Owen, la nostra Alba Rohrwacher, la giovane regista polacca Małgorzata Szumowska, il noto critico cinematografico di Sight & Sound, l’inglese Nick James, e la celebre fotografa francese Brigitte Lacombe.

Pellicola di apertura è la nuova commedia dal cast stellare dei fratelli Coen Ave, Cesare! Tra gli altri protagonisti, Clooney, Josh Brolin, Channing Tatum, Ralph Fiennes e Tilda Swinton. Tra i diciannove titoli in concorso anche il film più lungo della storia del Festival (del cinema?), otto ore esatte, il filippino A Lullaby to the Sorrowful Mystery ("Hele Sa Hiwagang Hapis") del regista Lav Diaz. Il racconto epico del suo paese contro la potenza coloniale spagnola nel XIX secolo.

Forte la presenza tedesca con 24 Wochen di Anne Zohra Berrached e due coproduzioni, Alone in Berlin dello svizzero Vincent Perez, su una coppia di berlinesi contro i nazi, con Daniel Brühl, Emma Thompson e Brendan Gleeson, e Soy Nero, il nuovo film del cineasta di origine iraniana Rafi Pitts. L’Iran, dopo la vittoria dello scorso anno di Taxi Teheran di Jafar Panahi, è ancora una volta in concorso. A differenza di Panahi, che non può lasciare l’Iran, il regista Mani Haghighi verrà a presentare il suo A Dragon Arrives! ("Ejhdeha Vared Mishavad!").

La Berlinale è senza dubbio il più politico dei tre maggiori festival europei, Cannes e Venezia. Non sorprende dunque che il tema dei rifugiati sia assai presente in questa edizione, nelle sezioni Panorama (cinema indipendente), Forum (avanguardia ed esperimenti), ma anche in concorso con il contributo di Gianfranco Rosi (Sacro GRA) e il suo Fuocoammare ("Fire at Sea" per l’estero). Il regista ha vissuto anni a Lampedusa per girare questo film. "Un lavoro d’eccezione tra documentazione e raffinata messa in scena, come pochi il regista italiano mette a fuoco il più grande dramma contemporaneo che si sta svolgendo sotto i nostri occhi“, questo il commento del direttore. Che aggiunge: "La Germania sta vivendo sulla sua pelle questo questo esodo epocale. La Berlinale è il luogo di una riflessione internazionale".

E poi, Midnight Special di Jeff Nichols (Take Shelter, Mud), Kollektivet di Thomas Vinterberg (Festen) e Smrt u Sarajevu di Denis Tanovic. A rappresentare Hollywood c’è Genius di Michael Grandage, con Colin Firth, Jude Law e Nicole Kidman. Per la Francia L’Avenir di Mia Hansen Love con Isabelle Huppert, e Quand on a 17 ans del maestro André Techiné.

Nella sezione Berlinale Special già si intravedono accese polemiche per il nuovo documentario di Michael Moore Where To Invade Next. Il cineasta americano Spike Lee presenta invece fuori concorso Chi-Raq con Wesley Snipes e Samuel L. Jackson. In corsa per l’Orso d’Oro 19 titoli. Nelle sette sezioni del Festival saranno in totale 436. 4500 i giornalisti accreditati da 95 paesi e un Film Market da record con 19.000 professionisti dell'industria cinematografica provenienti da tutto il mondo.

Negli undici giorni di festival Berlino è la casa del cinema dove il mondo viene a far visita.