Un bianco vestito per Marialé

ITALIA 1972
In un palazzo, elevato sulla base di un diruto castellaccio, Paolo Bellaria, con la complicità del sinistro domestico Osvaldo, tiene segregata la moglie Marialé. Costei, forzando il lucchetto del telefono, invita, con una serie di telegrammi un gruppo di amici per un fine settimana. La lugubre festa che ne consegue degenera in orgia, l'orgia in un macabro giuoco con abiti tolti ai cadaveri putrefatti rinvenuti nei sotterranei. Fra idiozie di frasi e gesti comprendenti una sacrilega parodia dell'Ultima Cena, vengon fuori le distorte personalità degli invitati, che si abbandonano a violenze e oscenità fra cui un rapporto lesbico. Uno a uno vengono variamente e orrendamente massacrati da un misterioso assassino, rimanendo alla fine in tre: Paolo, Marialé e uno degli invitati, Massimo. Marialé convince Massimo che l'assassino pazzo è Paolo e lo esorta ad ucciderlo. Paolo accusa Marialé di essere lei la colpevole e rivela che la poveretta è vittima di un trauma infantile avendo assistito all'uccisione della madre e dell'amante di lei, operata dal padre che poi si suicidò. La vicenda si ripete: Marialé e Massimo si baciano appassionatamente e Paolo li uccide ambedue, poi si spara.
SCHEDA FILM

Regia: Romano Scavolini

Attori: Gianni Dei, Gengher Gatti, Edilio Kim, Ezio Marano, Luigi Pistilli, Evelyn Stewart, Shawn Robinson, Ivan Rassimov, Pilar Velazquez, Giancarlo Bonuglia

Soggetto: Giuseppe Mangione

Sceneggiatura: Giuseppe Mangione, Remigio Del Grosso

Fotografia: Romano Scavolini

Musiche: Fiorenzo Carpi

Montaggio: Francesco Bertuccioli

Durata: 89

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: CINESCOPE TECHNICOLOR

Produzione: KMG

Distribuzione: REGIONALE

CRITICA
"Film di modesto artigianato, tutto estroverso nella recitazione e nell'ambientazione, si abbandona a prolungati compiacimenti la cui nota comune è il gusto della putredine in tutte le sue accezioni. Farcito di frasi presuntuosamente profonde, il testo è faticosamente vuoto e raggiunge talvolta effetti di irresistibile involontaria ilarità. I nudi, le oscenità, il sacrilegio, il malgusto lo rendono irrecuperabile per un pubblico decente." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 74, 1972).