The Tragedy of Macbeth

3.5/5
Denzel Washington portentoso per la prima prova "in solitaria" di Joel Coen. Che ingabbia la celebre tragedia shakespeariana dentro quadri angoscianti, incubo mortifero esaltato dalla fotografia di Delbonnel e le musiche di Burwell. Dal 14 gennaio su Apple TV+

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USA 2021
Un lord scozzese viene convinto da un trio di streghe che diventerà il prossimo re di Scozia e la sua moglie ambiziosa lo sostiene nei suoi piani di conquista del potere.
SCHEDA FILM

Regia: Joel Coen

Attori: Denzel Washington - Lord Macbeth, Frances McDormand - Lady Macbeth, Bertie Carvel - Banquo, Alex Hassell - Ross, Corey Hawkins - Macduff, Harry Melling - Malcolm, Brendan Gleeson - Re Duncan, Kathryn Hunter - Strega/Vecchio, Moses Ingram - Lady Macduff, Miles Anderson - Lennox, Ralph Ineson - Il Captaino, James Udom - Seyton, Sean Patrick Thomas - Monteith, Jacob McCarthy - Wheyface, Matt Helm - Donalbain, Lucas Barker - Fleance, Robert Gilbert - Angus, Richard Short - Siward, Edward Headington - Thane of Cawdor, Ethan Hutchison - Figlio di Macduff, Madison Randolph - Figlia di Macduff

Soggetto: William Shakespeare - dramma

Sceneggiatura: Joel Coen

Fotografia: Bruno Delbonnel

Musiche: Carter Burwell

Montaggio: Joel Coen, Lucian Johnston

Scenografia: Stefan Dechant

Arredamento: Nancy Haigh

Costumi: Mary Zophres

Effetti: Scott Fisher (II), Michael Huber, Alex Lemke

Durata: 105

Colore: B/N

Genere: THRILLER DRAMMATICO STORICO

Specifiche tecniche: D-CINEMA, VIDEO (UHD)

Tratto da: dramma "Macbeth" di William Shakespeare

Produzione: JOEL COEN, FRANCES MCDORMAND, ROBERT GRAF PER APPLE ORIGINAL FILMS E A24

Distribuzione: APPLE TV+

Data uscita: 2022-01-14

TRAILER
NOTE
- IN ANTEPRIMA MONDIALE IL 14 GENNAIO 2022 SU APPLE TV+.

- CANDIDATO AI GOLDEN GLOBES 2022 PER MIGLIOR ATTORE IN UN FILM DRAMMATICO (DENZEL WASHINGTON).

- CANDIDATO AGLI OSCAR 2022 PER: MIGLIORE ATTORE (DENZEL WASHINGTON), MIGLIORE FOTOGRAFIA, MIGLIORE SCENOGRAFIA.
CRITICA
"Il regista affida Shakespeare alla bravura e alla fisicità degli attori, esalta totalmente il testo che deve imporsi nel vuoto dello schermo affinché nulla distragga dalla parola e, raccontano gli esperti, scrive il copione lasciando intatti distici, rime, pentametri giambici, non modernizzando la lingua(...). Quasi sempre è il volto dell'attore a occupare la scena fissando lo spettatore come a farlo suo complice. Tutto il resto è grigiore, nebbia densa , buio, lame di luce, scale ripide e corridoi stretti, strette arcate alla De Chirico, rovine, arida terra, sentieri sconnessi immersi nella polvere da cui sbucano ombre, pugnali alzati, gole tagliate, sangue che sgocciola, tempesta. di foglie, e immancabile, alla fine, il simbolico cielo oscurato dal volo dei corvi." (Natalia Aspesi, 'La Repubblica', 13 gennaio 2022)

"The Tragedy of Macbeth - Joel Coen ripropone il titolo originale - torna al medioevo e riduce tutto all'osso: bianco e nero, abiti monacali per Frances McDormand, appena più vistosi i maschi guerrieri con cinture e stivali, castello minimalista. (...) Film cupo e angoscioso, rafforzato dalla colonna sonora di Carter Burwell e dalla fotografia di Bruno Delbonnel. Denzel
Washington e Frances McDormand (moglie di Joel Coen, deve aver fermamente voluto il film) sono bravissimi e gelidi.Una macchina per uccidere e una malinconica dama che al castello scarsamente arredato si annoia." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 15 gennaio 2022)

" (...) Questo film, come l'opera dal quale è tratto, plasma il proprio universo secondo l'esecrabile realtà del cuore del suo centro gravitazionale, quel Macbeth che consuma un delitto contro natura uccidendo il proprio santo re per pura e semplice ambizione,mettendo in moto una delirante serie di omicidi per mantenere un potere che non gli è proprio e che pure ottiene col sangue. E allora il mondo crolla, la brughiera già offuscata dai fumi della battaglia piomba nell'oscurità e le creature più spaventose gridano nel buio della notte. Non c'è luce nel mondo del Macbeth , e perciò non può esserci colore nel mondo di Coen: può esserci solo il bianco, il nero e tanto spazio in negativo proprio a sottolineare tutto il peso dell' angoscia di un uomo che cade sempre più in basso nell'oscurità della propria psiche, sommerso nel sangue delle proprie azioni per quella fruitless crown (corona senza frutto) tanto agognata, eppure pesantissima. Tanto spazio in negativo che ricorda, forse piegandolo a proprio piacimento, le scelte artistiche dei grandi interpreti della pittura metafisica, laddove la rappresentazione nitida e pulita, decisamente statica degli oggetti e degli spazi architettonici dell'opera di Coen suggerisce una realtà oltre la sua realistica essenza verso associazioni decisamente più stranianti ed emblematiche.(...) il film di Coen riesce a calibrare bene e a racchiudere in sé tutti gli aspetti dell' opera shakespeariana giocando sui tratti puramente teatrali della sua rappresentazione scenica - non a caso il film è stato girato in un teatro di posa sfruttando le stesse luci dello stesso teatro (come scelse anche il suo predecessore Orson Wells), aumentando la complessità degli spazi solo grazie a qualche strumento di computer grafica -; modernizzandone però il senso di alcuni e trasfigurandone metafisicamente il senso di altri, da qui l' andatura rapida e incisiva del racconto (per solo un' ora e quarantacinque minuti di film) e la trasformazione dello spazio secondo una geometria delirante, posizionandovi ad arte i protagonisti che lo compongono." (Paola Petrignani, 'L'Osservatore Romano', 30 gennaio 2022)