Tempo di uccidere

ITALIA 1989
Nel 1936 durante il conflitto italo-etiopico, il Tenente Enrico Silvestri, afflitto una notte da un terribile mal di denti, non aspetta l'alba per partire in colonna con il suo reparto e si fa portare da un camion all'ospedale da campo più vicino. Il camion sbanda, va a sbattere contro una roccia e Silvestri decide di prendere una scorciatoia nella boscaglia. In un laghetto vede una indigena nuda di rara bellezza e, da bravo occupante, la violenta. Cadute le tenebre, spara ad una bestia selvaggia, ma un proiettile di rimbalzo strazia il ventre della indigena e l'uomo, vedendola soffrire, la uccide, seppellendone il cadavere. Arrivato finalmente al campo e curato, Silvestri comincia però a non vedere rimarginare una ferita fattasi alla mano nel bosco. In più, un maggiore incontrato al campo - un intrallazzatore che pensa a far soldi con i materiali dell'esercito - gli ha mostrato alcune prostitute con un turbante bianco e poichè, a sentire il maggiore, esso è tipico delle lebbrose, ecco che Silvestri piomba nel terrore del contagio, dato che la giovane da lui violentata aveva un turbante analogo. Ora il problema è di tornare al più presto a casa dalla moglie e di correre ai ripari per quella mano gonfia e di bruttissimo aspetto. Ottenuta la licenza da tempo sospirata, Silvestri va a Massaua, ma un ufficiale medico con cui egli parla di lebbra si insospettisce e telefona al carabinieri del porto. Senza timbro di imbarco non è possibile salire a bordo e Silvestri, pur di procurarsi un passaggio clandestino (occorre una cifra enorme), deruba vilmente il maggiore. Tranne i parenti della vittima (il cui padre Johannes ha anzi curato Silvestri quando errava nella boscaglia, preso da pietà per quell'invasore febbricitante) e il sottotenente Mado con cui si è confidato, nessuno sa di quel delitto. La sua avventura africana è finita e Silvestri, ormai tranquillo ma comunque colpevole, ha appreso da Johannes che la figlia non era affatto lebbrosa e che, dunque, le sue paure sono infondate.
SCHEDA FILM

Regia: Giuliano Montaldo

Attori: Nicolas Cage - Enrico Silvestri, Ricky Tognazzi - Mario, Patrice Flora Prazo - Mariam, Giancarlo Giannini - Il maggiore, Gianluca Favilla - Autista di Enrico, Georges Claisse - Tiberi, maggiore medico, Robert Liensol - Joannes, Vittorio Amandola - Cerioni, Franco Trevisi - Il sergente, Pao-Pei Andreoli, Michele Melega

Soggetto: Ennio Flaiano - romanzo

Sceneggiatura: Giacomo Scarpelli, Paolo Virzì, Giuliano Montaldo

Fotografia: Blasco Giurato

Musiche: Ennio Morricone

Montaggio: Alfredo Muschietti

Scenografia: Davide Bassan

Altri titoli:

Le raccourci

Durata: 110

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA, KODAK, TELECOLOR

Tratto da: romanzo omonimo di Ennio Flaiano

Produzione: LEO PESCAROLO E LUCIANO MARTINO PER ELLEPI FILM, DANIA FILM, SURF FILM D.M.V.DISTRIBUZIONE (ROMA), RETEITALIA (MILANO), ITALFRANCE FILMS (PARIGI)

Distribuzione: TITANUS DISTRIBUZIONE (1989) - DELTAVIDEO

NOTE
- NICOLAS CAGE E' DOPPIATO DA CLAUDIO SORRENTINO. DOPPIAGGIO DIRETTO DA SIMONA IZZO (GRUPPO TRENTA).

- MAESTRO D'ARMI: FRANCESCO FANTASIA.

- PRESENTATO NELLA SEZIONE VENEZIA NOTTE ALLA MOSTRA DI VENEZIA 1989.
CRITICA
"Da un grande romanzo un film senza meriti. Montaldo ripete l'operazione degli "Occhiali d'oro", e il risultato delude ugualmente." (Segnocinema).

"Ai critici dell'epoca (1947) l'unico romanzo di Ennio Flaiano piacque poco, forse perché era onirico e metaforico anziché neorealista. Ai critici cinematografici presenti a Venezia è piaciuto poco il film forse per il motivo opposto: è troppo neorealista anziché metaforico e onirico. (...) Montaldo paga un tributo alla propria matrice: non riesce a fotografare un volto, un paesaggio o una situazione senza farli sembrare veri. Ma si consoli: quello che oggi è considerato un limite, domani magari tornerà ad essere un pregio." (Tullio Kezich,
"Panorama", dicembre 1989)