Sogni

Yume

GIAPPONE 1990
In otto episodi un uomo ripercorre nei propri sogni, travisandoli, i momenti più salienti della sua vita.
PRIMO EPISODIO: Sole attraverso la pioggia. Per un antica leggenda giapponese, non si deve guardare in quei rari momenti in cui la pioggia appare frammista al sole: è allora che due volpi vanno a nozze. Malgrado l'avvertimento materno, un bimbo curioso, tra gli alberi del bosco, spia un bizzarro corteo di volpi in ricchi costumi da cerimonia. Poi a casa troverà che qualcuno gli ha portato un minaccioso pugnale. Per ordine della madre, lui dovrà andare per boschi e prati a riconsegnarlo in una tana che esiste "là dove sorge l'arcobaleno". Per scusarsi ed essere perdonato, pena la morte.
SECONDO EPISODIO: Il pescheto. Ancora il bambino che, servendo il thè a quattro sorelline, è convinto che in casa vi sia con loro come ospite una graziosa fanciulla. Deriso da quelle, egli la scopre e insegue nel bosco e poi la perde. Ora è davanti ad un pescheto, ma gli alberi sono stati tutti scioccamente tagliati dagli uomini. Creature bambola in antichi vestiti hina dicono che la festa delle bambole mai più potrà aver luogo per quel massacro di alberi, ma l'imperatore, persuaso dal dolore e dal pianto infantile, concede di far rivivere per pochi istanti il meraviglioso pescheto di un tempo, in un turbinio di petali rosa. La misteriosa fanciulla riappare ad un tratto: ora sul fianco della collina c'è solo lei, trasformata in pesco.
TERZO EPISODIO: La tormenta. Una bufera spaventosa ha colto fra le rocce e le nevi di vette impervie quattro uomini. Tre cadono stremati dalla fatica, il più forte, che li comanda ed incita invano a continuare nel buio pur di ritrovare il campo, cade infine prostrato lui pure. Un canto lontano gli fa riaprire gli occhi: vicino a lui è una bellissima fanciulla tutta bianca, che lo ricopre e protegge amorosamente dal gelo. Egli balza in piedi, ma il mantello di lei ondeggia e sparisce in un vortice di vento. L'uomo desta i compagni ed un improvviso squarcio nella nebbia mostra la tenda e la sua luce rassicurante a pochi metri di distanza.
QUARTO EPISODIO: Il tunnel. Un ufficiale, unico superstite, tornando a casa dalla guerra, deve attraversare un tunnel. Un cane-lupo sbuca fuori e gli ringhia addosso. Giunto dall'altra parte, ode un suono di passi ed ecco comparirgli davanti uno dei soldati del suo plotone, armato, affardellato e con il volto da morto, convinto però di essere ancora vivo e diretto a casa dai genitori. Pietosamente l'ufficiale lo persuade della triste verità (lui lo ha visto morire sul campo) e lo esorta a rientrare nel buio del tunnel. Si ode sempre più distinto lo strepito di decine di piedi e dallo stesso buio arriva inquadrato l'intero plotone. Tutti si mettono sull'attenti, impeccabili e con volti di gesso, ancora ai suoi ordini. L'ufficiale, sconvolto e umiliato, davanti a tutti confessa il rimorso e l'angoscia di essere lui solo rimasto vivo e fatto prigioniero. Scongiurando tutti di tornare per sempre al loro riposo, ordina il dietro-front, il plotone esegue e viene ingoiato per sempre dalla gola nera della galleria. Il cane riemerge dal tunnel, ringhiando più forte e avventandosi contro l'ufficiale.
QUINTO EPISODIO: Corvi. Affascinato dagli straordinari quadri di Vincent Van Gogh, un pittore dilettante immagina di andare ad intervistare l'artista che sta dipingendo in pieno sole. Nella parte finale del suo viaggio, egli praticamente "passeggia" fra i fiori, le case ed i campi eternati dalle tele di lui. Rimasto solo dopo il breve incontro, il giovane si trova davanti ad un grande campo di grano, giallo come l'oro. All'improvviso il cielo è solcato da centinaia di corvi nerissimi, che stridono come impazziti.
SESTO EPISODIO: Fujiama in rosso. Una centrale nucleare è saltata e perfino il monte Fuji sembra liquefarsi nell'apocalisse. La folla terrorizzata fugge dovunque. Su di un estremo lembo di terra a picco sul mare un "uomo", la moglie e due teneri bambini sono riusciti a scampare alla marea di lava ardente che, mescolata a residuati chimici, avanza implacabile. La donna, semi-impazzita e furente, grida la sua maledizione contro quelle centrali. Un individuo scampato finora anche lui, confessa che fu tra coloro che le vollero a tutti i costi. Poi si butta nel vuoto. Per gli altri non vi è speranza, anche se l' "uomo" mulina disperatamente le braccia, a diradare la nebbia rossastra che avanza tutto contaminando e distruggendo per la radioattività.
SETTIMO EPISODIO: Il dèmone che piange. Sopravvissuto all'esplosione nucleare un viandante incontra, in una landa ventosa, nerastra e pietrificata, un dèmone che era stato un uomo ambizioso e ricco. Tra fiori giallastri, che la radioattività ha fatto crescere mostruosi - poichè tutto venne snaturato quando non assolutamente spento (tranne una incongrua rosa ora in boccio) il vecchio dèmone mostra al viaggiatore una vallata in cui vivono, nutrendosi gli uni degli altri, un centinaio di esseri tramutati in dèmoni bi e tricornuti, le cui appendici sono dolorose come cancri. Da qui le strida e il pianto. Il viandante, inorridito, fugge da quel residuo girone infernale.
OTTAVO EPISODIO: Il villaggio dei mulini. In un idilliaco villaggio dai molti mulini, la vita scorre tranquilla come il fiumicello e del tutto serena. La Natura vi è rispettata e amata, come racconta un ultracentenario intento al suo lavoro. Si sente di lontano un'allegra marcia, scandita da fiati ed ottoni, che accompagna un canto: è tutto il paese che porta alla sepoltura una vecchia di 99 anni, il primo amore del vegliardo. Lui le va incontro con un mazzolino, poi si mette sorridendo alla testa del corteo funebre, mentre i bambini lanciano fiori.
SCHEDA FILM

Regia: Akira Kurosawa

Attori: Akira Terao - Io, Mitsuko Baishô - La madre di Io, Toshie Negishi - Madre con bambino, Mieko Harada - La Fata, Mitsunori Isaki - Io adolescente, Toshihiko Nakano - Io da bambino, Mieko Suzuki - Sorella di Io, Chishû Ryû - Il vegliardo, Chosuke Ikariya - Demone che piange, Martin Scorsese - Vincent Van Gogh, Sakae Kimura - Scalatore, Shû Nakajima - Scalatore nella tormenta, Masayuki Yui - Scalatore nella tormenta, Yoshitaka Zushi - Soldato Noguchi, Hisashi Igawa - Scienziato nucleare, Misato Tate, Tessho Yamashita, Kiku Mno Kai Dancers

Soggetto: Akira Kurosawa

Sceneggiatura: Akira Kurosawa

Fotografia: Masaharu Ueda, Kazutami Hara, Takao Saito

Musiche: Shinichirô Ikebe

Montaggio: Tome Minami, Akira Kurosawa

Scenografia: Akira Sakuragi, Yoshirô Muraki

Costumi: Emi Wade

Effetti: Industrial Light & Magic (ILM)

Altri titoli:

Akira Kurosawa's Dreams

Durata: 120

Colore: C

Genere: FANTASY

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Produzione: MIKE Y. INOUE, HISAO KUROSAWA PER KUROSAWA USA, WARNER BROS.

Distribuzione: WARNER BROS ITALIA - WARNER HOME VIDEO (GLI SCUDI)

NOTE
- STEVEN SPIELBERG HA FATTO IL PRODUTTORE ESECUTIVO PER LA VERSIONE INTERNAZIONALE PERMETTENDO AL REGISTA DI REALIZZARE IL FILM DOPO UNA LUNGA PAUSA CHE LO AVEVA PORTATO ALLA DEPRESSIONE.

- PRESENTATO FUORI CONCORSO AL FESTIVAL DI CANNES 1990.

- CANDIDATO AI GOLDEN GLOBES 1991 COME MIGLIOR FILM IN LINGUA STRANIERA.
CRITICA
"Intenti nobili, ovviamente, ma, appunto - in un poeta come Kurosawa sempre teso a sublimare - qua e là un po' troppo scoperti. Comunque, anche se qualche episodio potrà non coinvolgere e se il film, nel suo complesso, proprio per la varietà dei climi in cui i sogni sono immersi, potrà non risultare dal punto di vista stilistico compatto come ci si potevi invece aspettare da un autore che, da sempre, ha una sua cifra conseguente e precisa, pagine sparse per essere affascinati se ne incontrano, e suscitano incanti. Forse non proprio nella cifra onirica - l'incubo in Kagemusha, metà Fauve metà Espressionista, era più coinvolgente e suggestivo - ma nella cifra, almeno, di una visionarietà in cui pur attraverso il realismo vibrano note non di rado anche intensissime e arcane: come nel Tunnel, appunto, con tensioni addirittura drammatiche, come nei due episodi sognati del bambino, fragranti di palpiti teneri e sempre nel segno di una cultura veramente giapponese e come forse, ma allora soprattutto in cifre di grande spettacolo, nel sogno del Fujiama tutto fiamme atomiche, bello e tremendo almeno da vedersi. E troppo poco per Kurosawa? Sì, se si pensa ad altri suoi film, ma anche qui i tesori non mancano. E ci sono offerti come manciate di perle." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 11 Maggio 1990)

"L'episodio è come il precedente un po' troppo didascalico, ma dominato magistralmente da tinte nere e sanguigne e da echi danteschi (e ora ai fans della fantascienza farà piacere sapere che Kurosawa ha avuto come consigliere artistico Ishiro Honda, il papà di 'Godzilla'). Un idillio conclude il film, dove 'lui' ha raggiunto il paese di sogno in cui, senza le comodità della vita moderna, i contadini conducono un'esistenza serena secondo i ritmi della natura e anche i funerali sono occasione di cortei con banda e danzatori. Il protagonista è un saggio ultracentenario, portavoce d'un Kurosawa che tradisce la sua tarda età nel rimpianto d'un'armonia utopistica ma al quale si è ancora una volta debitori di immagini stupende, costruite con una ricchissima varietà cromatica, un senso del ritmo e invenzioni che portano la messinscena a un impareggiabile livello formale. Purtroppo in Italia 'Sogni' sarà visto doppiato, ma il suo superbo lirismo sarà più forte delle parole." (Giovanni Grazzini, 'Il Messaggero', 11 Maggio 1990)

"Qualcuno ha rimproverato a 'Sogni' una struttura didascalica. Quando un uomo compie ottant'anni, ha detto Kurosawa, la tradizione giapponese gli consente di dire ciò che vuole. E allora ascoltiamo questo grande vecchio con l'attenzione e il rispetto che meritano le persone anziane. Ascoltiamo la sua esperienza e la sua saggezza perché in 'Sogni' c'è tutta una vita segnata dal talento e dalla sensibilità; una vita affidata a un discorso semplice e lineare e forse per questo disarmante, perché rivolto a un mondo che ha perso il piacere della semplicità; un 'Amarcord' dal quale emerge la formazione tipicamente nipponica di Kurosawa, tutta orientata a indicare all'uomo la sua giusta collocazione nell'armonia del creato; un film per la gioia degli occhi con i suoi scenari incantati, le sue composizioni pittoriche, le sue cangianti gamme cromatiche. Ma soprattutto un film per la gioia dell'anima." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 13 Giugno 1990)