Sleuth - Gli insospettabili

Sleuth

Branagh in Concorso sulle orme di Mankiewicz. Jude Law nella parte che fu di Michael Caine, oggi straordinario antagonista

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GRAN BRETAGNA 2007
Lo scrittore Andrew Wyke e l'attore Milo Tindle sono innamorati della stessa donna e ognuno dei due è pronto a commettere le peggiori nefandezze pur di avere la meglio sul rivale.
SCHEDA FILM

Regia: Kenneth Branagh

Attori: Jude Law - Milo Tindle, Harold Pinter - L'uomo in Tv, Michael Caine - Andrew Wyke

Soggetto: Anthony Shaffer - testo teatrale

Sceneggiatura: Harold Pinter

Fotografia: Haris Zambarloukos

Musiche: Patrick Doyle

Montaggio: Neil Farrell

Scenografia: Tim Harvey

Costumi: Alexandra Byrne

Effetti: David Harris (II), Richard Higham

Durata: 86

Colore: C

Genere: THRILLER

Specifiche tecniche: PANAFLEX CAMERA, (1:2.35)

Tratto da: testo teatrale omonimo di Anthony Shaffer

Produzione: KENNETH BRANAGH, SIMON HALFON, BEN JACKSON, JUDE LAW, SIMON MOSELEY, MARION PILOWSKY, TOM STERNBERG PER CASTLE ROCK ENTERTAINMENT, RIFF RAFF FILM PRODUCTIONS

Distribuzione: SONY PICTURES RELEASING ITALIA, DVD E BLU-RAY: SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT

Data uscita: 2007-11-09

TRAILER
NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 64. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA (2007).

- REMAKE DEL FILM "GLI INSOSPETTABILI" (1972) DIRETTO DA JOSEPH L. MANKIEWICZ CON MICHAEL CAINE NEL RUOLO DI MILO TINDLE E LAURENCE OLIVIER IN QUELLO DI ANDREW WYKE.
CRITICA
"Il remake firmato da Kenneth Branagh conserva anche in italiano il titolo originale, 'Sleuth' (che è un termine popolare inglese per investigatore), e attribuisce a Michael Caine il ruolo che fu di Olivier, affidando a Jude Law il ruolo del plebeo Milo. Niente da dire: i due attori sono bravissimi e non fanno rimpiangere gli originali. Dove invece il meccanismo si inceppa è nella nuova riduzione firmata Harold Pinter, che dilata il finale rendendo troppo esplicita la sotterranea tensione omoerotica che si instaura tra i due. Oltre a sottolineare lo sprezzante maschilismo di entrambi nei confronti della donna contesa. Così, asciugato (il film dura solo 86' ) e come raffreddato (anche per via di una scenografia ultra moderna, di cui sfugge la necessità), il film finisce per perdere il fascino insinuante dell'originale e fa rimpiangere il sottile scontro di intelligenze alla base della riduzione di Mankiewicz." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 31 agosto 2007)

"Branagh lavora di sottrazione, anche perché il testo del giallo da camera firmato da Anthony Shaffer risulta reinventato dalla penna acuminata di Harold Pinter. Il remake appare subito differente, del resto, per la costruzione drammaturgica che, dall'originale gioco un po' snob, si è trasformata nel corpo a corpo tra due presenze diaboliche: un formidabile Jude Law nel ruolo che era stato di Caine e quest'ultimo, istrionico e sornione al punto giusto, in quello tramandato da Sir Laurence Olivier. La vecchia magione campestre viene non a caso sostituita da un avveniristico e claustrofobico labirinto di tecnologia, vetro e cemento, dove il gioco a rimpiattino fra il maturo scrittore e lo spiantato gigolò che gli ha rubato la moglie può assumere aggiornate tonalità brutali e nichiliste." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 31 agosto 2007)

"Senza svelare il finale, diremo che la sublime prova dei due attori capaci di specchiarsi l'uno nelle paure dell'altro, e la scrittura coesa e sempre ironica di Pinter fanno di 'Sleuth' una commedia nera unica nel suo genere."(Oscar Jarussi, 'La Gazzetta del Mezzogiorno', 31 agosto 2007)

"In questo thriller serratissimo (novanta minuti che volano in un soffio) la parola, con i suoi dialoghi fulminanti, è protagonista. Ma è la regia non convenzionale di Branagh, insieme con la scenografia ipermoderna, a conferire spessore cinematografico all'operazione." (Gloria Satta, 'Il Messaggero', 31 agosto 2007)

"Qualità che al Lido scarseggiano in modo vergognoso, in un'apoteosi autocelebrativa che farebbe arrossire anche un pavone. E' il caso del sopravvalutatissimo, ma inconsapevole, Kenneth Branagh, che dopo i vari deliri mozartiani arriva alla Mostra di Venezia con quello che i più fini di palato hanno ribattezzato 'un gioiellino', ovvero 'Sleuth', cosiddetto remake del lontano 'Gli insospettabili' di Joseph Mankiewicz, adattamenti entrambi della piéce di Anthony Shaffer e una sceneggiatura, per Branagh, firmata nientedimeno che dal premio Nobel Harold Pinter. Ce n'è a sufficienza per aspettarsi un piccolo capolavoro. E invece Branagh, come ormai da tempo, non fa altro che un attento esercizio di stile, un esamino per regista di classe con al centro il lavoro di due attori come Michael Caine e Jude Law che si sfidano per amore della comune pulzella in una casa ipertecnologica piena di telecamere e circuiti di sicurezza (ancora?!). Un giochetto a tre (Branagh, Caine, Law) che in conferenza stampa si ricoprono di complimenti vicendevolmente come tre damerini. Un compitino, nemmeno nuovo né ben riuscito. E ad applaudirli non facciamo altro che la figura dei polli che hanno abboccato di fronte ai nomi altisonanti." (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 31 agosto 2007)

"Tutto sembra risolversi, all'inizio, in una partita di squisite eleganze. I dialoghi, spiritosissimi sono di Harold Pinter e i due bravissimi interpreti, Jude Law e il veterano Michael Caine, li recitano con tale naturalezza da meritarsi la Coppa Volpi destinata ai migliori interpreti del festival. Il ritmo è intenso, efficace, ricco di sorprese che conducono a un certo punto a uno scambio."(Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 31 agosto 2007)

"La struttura narrativa, tutta a incastri e prodiga, ad ogni svolta, di capovolgimenti e di sorprese. La regia che, lavorando spesso sui primi piani, costruisce, in un ambiente unico, una dinamica quasi travolgente, con ritmi, però, non di rado solo interiori. Le scenografie che, quasi avveniristiche con immagini di puro fascino evocano, degli interni e tra la fantasia e il surreale. E finalmente una recitazione che, scandendo alla perfezione finissimi dialoghi inglese inclini ad un umorismo prossimo al sarcasmo, permette, soprattutto a Caine ma anche a Law di giganteggiare sullo schermo. Alternando gli strappi, le sfumature, gli sberleffi. Inarrivabili." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 31 agosto 2007)

Dalle note di regia: "E' stato Jude Law a contattarmi chiedendomi se volevo dirigere un film a cui stava lavorando, una sceneggiatura di Harold Pinter, con protagonisti Michael Caine e se stesso. Penso di aver accettato ancor prima che avesse terminato la domanda."