Promettilo!

Zavet

2/5
Esilarante, surreale e... ridondante: tante croci e qualche delizia per un Kusturica d'annata (2007)

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FRANCIA 2007
Il giovane Tsane vive con il nonno e la mucca Cvetka su una remota collina. Quando il nonno avverte di essere arrivato agli ultimi giorni della sua vita, chiede al nipote di onorare tre promesse: Tsane deve recarsi nella città più vicina e vendere la mucca al mercato, poi, con i soldi ricavati, deve comprare un'icona religiosa e qualche cosa che desidera veramente per sé. In ultimo, deve trovare una moglie e tornare a casa con lei prima della morte dell'anziano parente. Il giovane riesce a mantenere le prime due promesse, ma la terza sembra veramente difficile da rispettare finché, un giorno, Tsane incontra Jasna.
SCHEDA FILM

Regia: Emir Kusturica

Attori: Uros Milovanovic - Tsane, Marija Petronijevic - Jasna, Ljiljana Blagojevic - Insegnante, Aleksandar Bercek - Nonno, Kosanka Djekic - Madre di Jasna, Miki Manojlovic - Capo, Stribor Kusturica - Topuz, Vladan Milojevic - Runjo

Soggetto: Rade Markovic

Sceneggiatura: Emir Kusturica, Ranko Bozic

Fotografia: Milorad Glusica

Musiche: Stribor Kusturica

Montaggio: Svetolik Miæa Zajc

Scenografia: Radovan Markovic

Costumi: Nebojsa Lipanovic

Altri titoli:

Promise Me This

Promets-le moi

Promets-Moi

Durata: 126

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: FIDÉLITÉ PRODUCTIONS, RASTA INTERNATIONAL, FRANCE 2 CINEMA, STUDIOCANAL, CANAL +, TPS STAR

Distribuzione: ONE MOVIE ENTERTAINMENT (2010)

Data uscita: 2010-02-19

TRAILER
NOTE
- IN CONCORSO AL 60MO FESTIVAL DI CANNES (2007).
CRITICA
"Qualsiasi direttore avrebbe preso al buio l'ultimo film di Emir Kusturica. Se poi succede (la gloria di un festival dipende in gran parte dalla fortuna) che 'Promise Me This' si riveli un inutile bignami dei temi cari al grande autore serbo-bosniaco, saremo gli ultimi a fare la faccia feroce ai selezionatori. Solo con un moto di pura passione cinéfila, in effetti, si potrebbe raccomandare ai posteri l'edizione del sessantennale, funestata da troppi titoli velleitari e soprattutto povera di quelli che gli ineffabili colleghi locali chiamano colpi al cuore. Anzi, in questo quadro tutt'altro che prezioso, l'ennesima favola del Fellini dei Balcani segna qualche punto a favore perché fa ridere a crepapelle e non necessita di pezze d'appoggio teoriche: abbandonati i contrappunti aspri e sensuali, il climax vira decisamente al grottesco e la colonna sonora non smette un istante di martellare le sue urlate tonalità da ballata etnica. Ne risentono innanzitutto i personaggi, mai come questa volta sprovvisti di fascino e ricalcati col lapis sui canonici antieroi della banda-Kusturica." (Valerio Caprara, 'Il Mattino, 27 maggio 2007)

"Ulteriore variazione sul tema di sangue e suolo serbo, con la loro drammatica e comica vivacità, percorre la strada da un paesino a una città con gli occhi di un ragazzino spedito dal nonno a trovare moglie, ma anche a tornare a casa con lei. È il genere picaresco di 'Underground', straripante, eccessivo, surreale, con qualche allusione storico-politica, perfino nei momenti e nei posti più inattesi, come il rimorchio bara in cui il bandito (Miki Manoilovic) chiude i cadaveri dei nemici. La sua targa è Ue: lecito sospettare che l'acronimo stia per Unione europea, che tiene a margini la Serbia, ma ha incluso la Croazia e includerà la Turchia." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 27 maggio 2007)

"In altri film la componente politica era la più chiara. Adesso sembra interessare soltanto la vitalità degli uomini: come se nella politica l'autore avesse ormai perduto ogni fiducia, ogni speranza." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 29 maggio 2007)

"Emir Kusturica (...) si vede uscire il suo 'Promettilo' a 33 mesi dalla presentazione a Cannes. E dire che il nostro non meritava un esilio tanto lungo, essendo tornato senza clamorosi picchi al suo cinema migliore. Tra amore, morte e un carnevale malinconico fatto di facce sballate, sguardi spiritati, una costumista ispirata. Tra colori e musiche inconfondibili (merito del figlio Stribor Kusturica, qui in gran forma anche come attore). Ci regala una commedia umana che parte da uno spunto surreale: tre promesse in punto di morte, una più strana dell'altra. E la prima, attenzione, è trovare una mucca! L'autore di Sarajevo si permette di ridere sulla maltrattata storia del suo popolo - anzi, dei suoi popoli - dalla Seconda Guerra Mondiale alla disintegrazione della Jugoslavia, con una battuta - «ci bombardano per amore, non come in Polonia» - ci dice la sua sul Kosovo, forse sull'Iraq e persino sulla sua faziosità pro regime serbo che tanta rabbia gli ha attirato addosso (ma provateci voi a sopravvivere nella guerra tra bande dei Balcani). Il talento è lo stesso di sempre, anche nelle esagerazioni di sceneggiatura e di follia visionaria, e ci ricorda come il cinema migliore sia, sempre più spesso, a est: come in quella ex Jugoslavia martoriata che offre, a getto contino, cinegioielli, dalla Serbia alla Slovenia. Passando, appunto, per Kusturica." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 19 febbraio 2010)

"Inni nostalgici e tettone, Trabant di latta e bevute, ballate tzigane e caciara balcanica. Baci e abbracci, unti e alcolici. E' il repertorio quasi fisso, fino allo stereotipo, che ha reso famoso Emir Kusturica. Tutti si menano e si sparano ma nessuno si fa mai male, come nei cartoni animati. In giro è pieno di corrotti, gangster, ladri e puttanieri ma nessuno è cattivo, è tutta brava gente. L'artista non è tenuto a fare politica ma il nostro regista, nato jugoslavo, poi bosniaco e poi serbo, alterna e mischia a suo piacimento. La malizia della Storia, l'innocenza della fiaba. Kusturica è un caso di assoluta sopravvalutazione. La giovanile freschezza dirompente delle prime opere lo ha lanciato nell'agone internazionale e gli ha subito guadagnato i riconoscimenti più preziosi e prestigiosi. (...) A proposito di sopravvalutazione, del granchio preso su Kusturica, facciamo un paragone. Tra i nomi che a partire dagli anni Ottanta spiccano sul proscenio dell'innovazione mondiale del cinema, sono stati spesso affiancati ed equiparati quelli di Kusturica e di Almodovar. Ora, non è necessario sbavare per lo spagnolo e militare nella lobby dei suoi seguaci per vedere, a distanza di tempo, che dei due è di gran lunga il più resistente." (Paolo D'Agostini, 'Repubblica', 20 febbraio 2010)