Prima dammi un bacio

ITALIA 2003
Adele e Marcello nascono entrambi il 16 aprile 1927. Vivranno le loro vite in simbiosi per alcuni anni e, ancora bambini, celebreranno per gioco anche il loro matrimonio con l'aiuto di Loris, un chierichetto un po' più grande di loro. La seconda guerra mondiale li dividerà ma il loro sogno d'amore continuerà per la vita e le fedi di gomma che si sono scambiati da bambini li aiuteranno a non sentirsi mai soli. E' Loris, ormai divenuto sacerdote a raccontare quarant'anni della loro vita.
SCHEDA FILM

Regia: Ambrogio Lo Giudice

Attori: Luca Zingaretti - Loris, Stefania Rocca - Adele, Marco Cocci - Marcello, Camilla Filippi - Jane, Fiorella Mannoia - Irene, Giulia Steigerwalt - Marianna, Davide Pola - Marcello a 16 anni, Valeria Ghigne - Adele a 16 anni

Soggetto: Ambrogio Lo Giudice

Sceneggiatura: Ambrogio Lo Giudice

Fotografia: Gian Filippo Corticelli

Musiche: Lucio Dalla

Montaggio: Paolo Marzoni

Scenografia: Leonardo Scarpa

Costumi: Paola Bonucci

Durata: 92

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: VALERIO MORABITO, MARCO BELARDI PER SUNFLOWER PRODUCTION S.R.L.

Distribuzione: UIP

Data uscita: 2003-11-07

NOTE
- NASTRO D'ARGENTO 2004 A LUCIO DALLA PER LA MIGLIOR CANZONE.
CRITICA
"È un prete, interpretato con rigore e vigore da un umanissimo Luca Zingaretti, che fa un po' da narratore delle vicende, sempre reali e realistiche, ma senza mai smorzarne i sapori di favola. Vi ha dato plausibile rilievo, con il suo testo e la sua regia, un esordiente, Ambrogio Lo Giudice, autore finora di videoclips e di film pubblicitari, specie per la televisione. Le pagine migliori sono quelle dedicate ai protagonisti bambini, con una grazia che non finisce mai nell'infantilismo. In seguito, con il passar degli anni, il racconto si ingarbuglia e, avviandosi alla conclusione, rischia un po' la retorica, soprattutto quando, al bel commento musicale di Lucio Dalla si aggiungono, per fare epoca, canzoni troppo scopertamente indicative, tipo 'Ma l'amore no'. Gli interpreti riscattano, specialmente Stefania Rocca, intensa e decisa come Adele. Meno incisivo al suo fianco Marco Cocci come Marcello." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 8 novembre 2003)

"Luca Zingaretti si è fatto prete e parla con l'accento bolognese: non è un travestimento del commissario Montalbano, ma un tentativo del bravo attore di uscire dal ruolo al quale l'ha condannato il successo tv. (...) Come intonazione siamo dalle parti del primo Olmi o di Avati, ma in versione poeticistica e cincischiata; e ogni tanto Lo Giudice, spezzettando ostinatamente le scene, sembra preda di una sindrome da telecomando. Sul piano musicale, poi, il troppo stroppia anche se l'esuberante colonna è controfirmata da Lucio Dalla." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 8 novembre 2003)

"Buona volontà e anche buon materiale umano. Ma, non c'è niente da fare, la mano pubblicitaria del neoregista Ambrogio Lo Giudice sta lì dal primo fotogramma all'ultimo come un memento. (...) Bella fiaba. Ma non ci credi un attimo, non ti appassiona mai. Se Cocci potrebbe anche starci nei panni del bellimbusto con i baffetti alla Clark Gable, Stefania Rocca non si adatta a un ruolo femminile che sta agli antipodi del suo profilo di attrice giovane e tosta del nostro tempo. E il bravo Luca Zingaretti che c'entra con la parte dell'amico prete di tutta la vita che dispensa saggi consigli e corrucciate rampogne antidivorziste? Che fine hanno fatto le rudi incazzature di 'Montalbano sono'?." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 novembre 2003)

"Lieve melodramma, esordio nella regia di Ambrogio Lo Giudice. Non se ne sentiva la mancanza." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 7 novembre 2003)