Non c'è più religione

2/5
Miniero tenta la via della commedia interreligiosa. Ma è un’occasione mancata, spia di un errato distinguo tra divertimento e riflessione

Leggi la recensione

ITALIA 2016
Una piccola isola del Mediterraneo e un presepe vivente da realizzare come ogni anno per celebrare il Natale. Purtroppo quest'anno il Gesù Bambino titolare è cresciuto: ha barba e brufoli da adolescente e nella culla non ci sta proprio. A Porto Buio però non nascono più bambini da un pezzo ma bisogna trovarne un altro a tutti i costi: la tradizione del presepe è infatti l'unica "resistenza per non scomparire". Il sindaco Cecco, fresco di nomina, vorrebbe chiederne uno in prestito ai tunisini che vivono sull'isola: peccato che fra le due comunità non corra buon sangue. Ad aiutarlo nell'impresa due amici di vecchia data: Bilal, al secolo Marietto, italiano convertito all'Islam e guida dei tunisini, e Suor Marta, che non ne vuole sapere di "profanare" la culla di Gesù. I tre si ritroveranno uno contro l'altro, usando la scusa della religione per saldare i conti con il proprio passato... Un lama al posto del bue, un Gesù musulmano e un ramadan cristiano, una chiesa divisa in due e una madonna buddista: un presepe vivente così non si vedeva da 2000 anni nella piccola isola di Porto Buio.
SCHEDA FILM

Regia: Luca Miniero

Attori: Claudio Bisio - Cecco, Alessandro Gassmann - Bilal, Angela Finocchiaro - Suor Marta, Nabiha Akkari - Aida, Giovanni Cacioppo - Aldo, Laura Adriani - Maddalena, Mehdi Meskar - Alì, Paola Casella - Addolorata, Massimo De Lorenzo - Don Mario, Giovanni Esposito - Segretario Vescovo, Roberto Herlitzka - Vescovo, Giuseppe Fiale - Lupo, Nicolò Adelmann - Cicillo, Renato Tartaglia - Cicilluozzo

Soggetto: Luca Miniero, Astutillo Smeriglia

Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Luca Miniero, Astutillo Smeriglia

Fotografia: Daniele Ciprì

Musiche: Pasquale Catalano

Montaggio: Francesca Calvelli

Scenografia: Francesco Frigeri

Costumi: Francesca Sartori

Suono: Maurizio Argentieri

Durata: 93

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: RICCARDO TOZZI, MARCO CHIMENZ, GIOVANNI STABILINI PER CATTLEYA, CON RAI CINEMA

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION

Data uscita: 2016-12-07

TRAILER
NOTE
- PRODUTTORI ESECUTIVI PER BARTLEBYFILM: MASSIMO DI ROCCO E LUIGI NAPOLEONE.

- REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DI: REGIONE PUGLIA, UNIONE EUROPEA, APULIA FILM COMMISSION.
CRITICA
"Lo schema è quello di 'Benvenuti al Nord' e al Sud, non è strano dato che il regista è Luca Miniero: qui le fazioni sono religiose, cristiani «versus» musulmani. (...) C'è di tutto e di più nella storia che cerca di acchiappare tutta l'attualità sociale religiosa e sessuale, diventando una specie di cabaret a battute: Bisio, Finocchiaro e Gassmann si confermano bravi e friendly, ma le trovate sono prenotate con troppo anticipo e il film fa simpatia ma non monta, non scatta, non esplode." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 8 dicembre 2016)

"(...) convivenza tra culture e religioni, trasformazione dell'impianto tradizionale di famiglia. Ma lo sforzo termina qui. Per il resto calma piatta per non dire miseria di idee." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 8 dicembre 2016)

"Le premesseci sono tutte. Dai temi nell'aria del tempo, natalità zero e società multiculturale, allo sfondo da cartolina, un'isola che non c'è, circondata da mare turchino. Per non parlare del cuore della vicenda, ovvero la preparazione di un presepe vivente, squisita tradizione italiana suscettibile di infinite declinazioni. Insomma, con la commedia (pre)-natalizia 'Non c'è più religione', il regista napoletano Luca Miniero (...) gioca, ancora una volta, sul sicuro. Eppure il cinema ha i suoi insondabili segreti e, come accade con le ricette di cucina, riserva mille sorprese. Tra cui quella per cui ingredienti, anche ottimi, possono produrre risultati scadenti. E così tre attori di indiscussa bravura e meritatissima fama, Claudio Bisio (...), Alessandro Gassmann (...) e Angela Finocchiaro (...) risultano a disagio in una storia imbottita di riferimenti prevedibili e sviluppi scontati." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 8 dicembre 2016)

"Nel nome del padre, di Maometto e un pochino anche di Budda. Siamo in pieno sincretismo religioso afflitto da intolleranza e terrorismo. Così il gruppo di Miniero, disperatamente senza risorse e a caccia di biglietti con la formula regionalista di Sud contro Nord applicata alle dicotomie multietniche, cerca di far commedia degli equivoci e delle soluzioni (...)." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 8 dicembre 2016)

"L'interreligiosità si fa necessaria come l'abbattimento dei radicalismi. Lo specialista in 'commedie d'incontro culturale' Miniero stavolta non riesce nell'impresa, e il suo presepe cinematografico non regge il sovraccarico di suggestioni auspicate. In altre parole, troppa carne al fuoco, e l'impianto (specie di scrittura) va in frantumi nonostante la verve comica dei fidati Bisio-Finocchiaro con l'aggiunta di un Gassmann a proprio agio." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 8 dicembre 2016)

"Il cartello iniziale che accompagna le prime immagini del nuovo film di Luca Miniero, inquadra lo spunto dal quale nasce la sua nuova commedia «In questa sala avete 0,65 figli e 2,83 cellulari a testa». La natalità, in Italia, negli ultimi anni, registra un segno rosso e, da questo dato di cronaca, il regista napoletano costruisce una nuova storia giocata sui pregiudizi, come nei fortunati 'Benvenuti al Nord' e 'Benvenuti al Sud'. In questo caso, al centro del contendere, sono le differenze religiose, tema quanto mai attuale. (...) Il 'politically correct' religioso, ma non solo, per una vicenda che poteva essere gestita meglio. La sceneggiatura appare gracilina (come lo sono spesso le commedie italiane) e pur con qualche sommessa risata, l'operazione assomiglia ad una grande incompiuta, con i famosi (pre)giudizi che vengono affrontati e liquidati spesso in maniera superficiale. Qualche idea brillante è però presente ed efficace per capire il clima nel quale stiamo vivendo (...). Ma resta un caso isolato. Peccato. Occasione sciupata ma almeno le volgarità sono assenti." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 7 dicembre 2016)