L'ombra del giorno

3.5/5
Giuseppe Piccioni porta in sala un dramma sull'amore negli anni dell'Italia fascista e delle leggi razziali. Con Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli

Leggi la recensione

ITALIA 2021
In una città di provincia (Ascoli Piceno) sul finire degli anni Trenta, Luciano è un simpatizzante del fascismo come la stragrande maggioranza degli italiani ed è il proprietario di un ristorante. Egli crede tuttavia di poter vivere secondo le regole che si è dato, in una sorta di isolamento dal mondo esterno. Ma sulla vetrina che dà sull'antica piazza, insieme ai segnali preoccupanti di qualcosa che sta per accadere nel mondo, compare una ragazza che porta con sé un segreto. Si chiama Anna e riesce a farsi assumere nel ristorante. Da allora per Luciano la vita non sarà più la stessa e insieme ai pericoli che si trova a fronteggiare, c'è quello più grande di tutti: l'amore. L'ombra del giorno è una storia d'amore, in quei difficili anni.
SCHEDA FILM

Regia: Giuseppe Piccioni

Attori: Riccardo Scamarcio - Luciano, Benedetta Porcaroli - Anna, Lino Musella - Osvaldo, Valeria Bilello - Amelia, Waël Sersoub - Emile, Sandra Ceccarelli - Madre di Corrado, Vincenzo Nemolato - Giovanni, Costantino Seghi - Corrado, Antonio Salines - Professore

Fotografia: Michele D'Attanasio

Montaggio: Esmeralda Calabria

Costumi: Bettina Pontiggia

Suono: Francesco Liotard

Durata: 125

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: RICCARDO SCAMARCIO PER LEBOWSKI CON RAI CINEMA

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2022)

Data uscita: 2022-02-24

TRAILER
NOTE
- CON IL CONTRIBUTO DI: REGIONE MARCHE, COMUNE DI ASCOLI PICENO;IN COLLABORAZIONE CON DIREZIONE GENERALE CINEMA AUDIVISIVO, CASSA DI RISPARMIO DI ASCOLI PICENO.

- OPERA REALIZZATA CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE LAZIO E FONDO REGIONALE PER IL CINEMA E AUDIOVISIVO.
CRITICA
"Giuseppe Piccioni torna a girare a Ascoli Piceno (il ristorante è il Caffé Meletti), la sua città laddove era ambientato il suo esordio, 'Il grande Blek', per un film che si confronta con la storia italiana attraverso il melò, e in una trama personale coglie il sentimento di un' epoca illuminandola con precisione grazie alla cura per i dettagli, per le sfumature che insieme formano una narrazione collettiva. È dunque una storia d' amore 'L' ombra del giorno' che nasce tra i due protagonisti (...) a cui viene negata però la libertà di essere vissuta, soffocata tra le costrizioni del momento, il fascismo, la guerra, i silenzi obbligati, e tutto ciò che trasforma (potrebbe accadere in ogni situazione, anche oggi) qualcosa di «semplice» come appunto innamorarsi in una condizione impossibile. Su questa tensione lavora il regista (...) trasferendo il mondo dentro al ristorante che nel suo microcosmo di clienti e impiegati si fa espressione del tempo, dei suoi conflitti, dei cambiamenti, delle attitudini di chi ne è parte. Lo sguardo di Piccioni rimane su questo bordo, il sottile confine invisibile della vetrina da cui osservano la realtà Luciano e Anna cogliendone secondo il punto di vista un significato diverso. E nel rapporto tra l' interno e l' esterno, di cui il primo assorbe le variazioni, costruisce la messinscena di un film che nonostante la curatissima ricostruzione d' epoca (...) non è un film «storico», non nel genere tradizionale, e cerca invece di dialogare con una sensibilità contemporanea. Tra i tavoli assistiamo al progressivo affermarsi del consenso, alla crescita della paura, all' esaltazione dei più giovani, quelli che si sono visti crescere, all'arroganza dei gerarchi in carriera, mentre lui, Luciano, pian piano inizia a spostare i suoi occhi, a guardare in modo strabico quelle immagini che gli sembravano belle, scorgendone invece col sentimento che lo lega alla ragazza le atrocità. Un film che per il regista è anche una scommessa, con cui ritrovare la propria poetica dei sentimenti e reinventarla nel confronto con una memoria resa attuale e vivida." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 24 febbraio 2022)

"Lunghezza da film epico, non da dramma intimista, sia pure con i fasci e le leggi razziali sullo sfondo. Due ore, e nella prima non succede quasi niente.(...) Un' ora per sistemare le pedine, inquadrare fino allo sfinimento la piazza di Ascoli Piceno con le giovani italiane che in divisa si esibiscono con cerchi e pattini - il ristorante è nello storico Caffè Meletti - e per zittire chi in cucina mormora barzellette sul Duce. Scene e scene che (a parte la noia) non dimostrano nessuna fiducia nell'intelligenza dello spettatore." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 26 febbraio 2022)