La violenza: Quinto potere

ITALIA 1972
Nell'aula di un tribunale siciliano è in corso il procedimento giudiziario contro un folto gruppo di appartenenti a due organizzazioni mafiose rivali. All'origine della lotta tra le due opposte fazioni è la costruzione di una diga, caldeggiata dal gruppo di Amedeo Barresi, un costruttore che aspira ad assicurarsi l'appalto dei lavori, e osteggiata dalla organizzazione che fa capo all'ingegner Crupi, un ricco proprietario terriero, che in seguito alla realizzazione del progetto perderebbe i suoi agrumeti. A rendere conto dei delitti compiuti, che hanno avuto come vittime appartenenti alle due bande e innocenti, sono chiamati i principali protagonisti della lunga catena di fatti di sangue. L'abilità degli avvocati difensori riesce facilmente a smantellare le imputazioni, mal sostenute da fragili prove e timide testimonianze. Dei due unici imputati decisi a confessare, uno viene costretto a uccidersi in carcere, l'altro viene fatto passare per demente, Sono così queste due figure minori a pagare per tutti gli altri, che vengono assolti.
SCHEDA FILM

Regia: Florestano Vancini

Attori: Enrico Maria Salerno - Procuratore, Gastone Moschin - Colonnesi, Riccardo Cucciolla - Professor Salemi, Mario Adorf - Amedeo Barrese, Ciccio Ingrassia - Ferdinando Giacalone, Mariangela Melato, Ferruccio De Ceresa, Turi Ferro, Aldo Giuffré, Michele Abruzzo

Sceneggiatura: Fabio Pittorru, Massimo Felisatti, Florestano Vancini

Fotografia: Toni Secchi

Musiche: Ennio Morricone

Montaggio: Tatiana Casini Morigi

Durata: 101

Colore: C

Genere: DRAMMATICO SOCIALE

Specifiche tecniche: CINESCOPE TECHNICOLOR

Tratto da: testo teatrale "La violenza" di Giuseppe Fava

Produzione: DINO DE LAURENTIIS

Distribuzione: CIC

CRITICA
Il film, allargando l'impianto della commedia teatrale dalla quale è tratto, sposta sovente l'azione al di fuori dell'aula giudiziaria nella quale è ambientata l'opera originale, riuscendo in tal modo a illustrare con maggiore efficacia lo scottante fenomeno preso in esame e a collegarlo con più incisiva evidenza a clamorose pagine di cronaca. La prolissità di alcune scene e talune avvertite forzature non inficiano la sostanziale dignità della pellicola. (Segnalazioni Cinematografiche).