La prima luce

3/5
Il dramma dei bambini contesi nel doloroso e lucido film di Vincenzo Marra. Bravo Scamarcio, alle Giornate degli Autori

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ITALIA 2015
Marco un giovane e spietato avvocato, convive con Martina una ragazza sudamericana e il loro figlio Martin di 8 anni. I tre vivono a Bari. In seguito a dissidi irrimediabili con il suo compagno e sentendosi braccata dalla legge, Martina decide di scappare. Riesce a tornare nel suo paese d'origine, insieme al bambino e far perdere le sue tracce. Marco senza il suo piccolo non riesce a stare, a vivere. Dopo aver fatto una serie di buchi nell'acqua nell'invano tentativo di ritrovarli, decide di partire per l'America Latina. Dopo una lunga ricerca riesce a scoprire dove vive Martina, ma quando sembra arrivato il sospirato momento di riabbracciare il suo piccolo, Marco viene aggredito dalla legge locale che di fatto gli impedisce di rivederlo. La sua vita viene rovesciata completamente. Dopo un viaggio del profondo, Marco pur di trovare il modo di non perdere il figlio, decide di restare. Inizia a lavorare come un vero e proprio emigrante, in un ristorante italiano, come tanti nostri connazionali hanno fatto nella storia e visti i tempi, come molti, si apprestano a fare di nuovo...
SCHEDA FILM

Regia: Vincenzo Marra

Attori: Riccardo Scamarcio - Marco, Daniela Ramírez - Martina, Gianni Pezzolla - Mateo, Luis Gnecco - Avvocato Ramos, Alejandro Goïc - Detective Carlos, Paulina Urrutia - Giudice, Maria Eugenia Barrenechea - Zia di Martina

Soggetto: Vincenzo Marra

Sceneggiatura: Angelo Carbone, Vincenzo Marra

Fotografia: Maura Morales Bergmann

Musiche: Camila Moreno

Montaggio: Vincenzo Marra, Sara Petracca

Scenografia: Maria Teresa Padula, Ángela Torti

Costumi: Eva Palmisani

Suono: Daniele Maraniello - presa diretta

Altri titoli:

First Light

Durata: 108

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: ISABELLA COCUZZA, ARTURO PAGLIA PER PACO CINEMATOGRAFICA, IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA

Distribuzione: BIM

Data uscita: 2015-09-24

TRAILER
NOTE
- FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE CON IL CONTRIBUTO ECONOMICO DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO. REALIZZATO IN ASSOCIAZIONE CON IMPREBANCA AI SENSI DELLE NORME SUL TAX CREDIT. REALIZZATO GRAZIE ANCHE ALL'UTILIZZO DEL CREDITO D'IMPOSTA PREVISTO DALLA LEGGE 24 DICEMBRE 2007, N.244 E CON IL SOSTEGNO DI: APULIA FILM COMMISSION, REGIONE LAZIO FONDO REGIONALE PER IL CINEMA E L'AUDIOVISIVO.

- PREMIO SPECIALE FRANCESCO PASINETTI E MOUSE D'ARGENTO ALLA 12. EDIZIONE DELLE "GIORNATE DEGLI AUTORI-VENICE DAYS" (VENEZIA 2015).

- RICCARDO SCAMARCIO È STATO CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2016 COME MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (ANCHE PER "PERICLE IL NERO" DI STEFANO MORDINI).
CRITICA
"Si sente che il film poggia su fondamenta autenticamente sofferte, ma la figura femminile (a differenza di quella maschile, non univocamente positiva ma certamente umana, cui contribuisce con spessore Riccardo Scamarcio) è talmente sfocata, anzi immotivata fino all'insopportabilità, da risultare fortemente sbilanciato. Insomma non c'è alcuna tensione dialettica tra i due personaggi. Lui non sarà un santo ma non è dato capire quali solide ragioni inducano lei a comportarsi così male." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 24 settembre 2015)

"Suona sincero l'incoraggiamento che secondo noi va fatto agli autori di 'La prima luce', piccolo film dignitoso nelle intenzioni e nell'approccio, ma poi bloccato da uno svolgimento che non ha mai la possibilità di metterle davvero a frutto. Marra, già ispirato e risoluto nelle vesti di documentarista ('Il gemello' e 'L'amministratore' sono titoli assolutamente da non perdere), si dimostra in questo caso condizionato e reso guardingo da eventuali risvolti autobiografici disseminati nel plot finendo, così, per trascrivere dialoghi, eventi e personaggi in una bella calligrafia che li rende purtroppo flebili all'atto della ricezione emotiva e del coinvolgimento psicologico. Peccato perché le disavventure del giovane avvocato barese sobriamente interpretato da Riccardo Scamarcio (...) non sarebbero forzate se non fossero penalizzate in partenza dalla sceneggiatura redatta dal regista con Angelo Carbone che scorre spesso a forza d'ingenui didascalismi, quando non deve scontare buchi alquanto sorprendenti." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 24 settembre 2015)

"Con 'La prima luce', Vincenzo Marra firma il suo film più convincente, focalizzando il racconto sul dramma (...) pur mantenendo una voluta ambiguità rispetto ai torti e alle ragioni della coppia, noi spettatori seguiamo la vicenda dal punto di vista di Marco, cui Riccardo Scamarcio conferisce un convincente spessore di fragilità e passione, sgomento e determinazione (...). Non tutto torna, si avverte qualche debolezza di scrittura, ma nell'insieme si tratta di film asciutto e soprattutto onesto." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 24 settembre 2015)

"Non era facile per Vincenzo Marra, regista e sceneggiatore napoletano già collaudato ('Vento di terra', 'Tornando a casa', 'L'ora di punta', 'I gemelli') raccontare in un film, un suo film, la tragedia che ha segnato la sua vita (...). Ma ci è riuscito quasi completamente (...). Il merito è anzitutto suo, avendo scritto e diretto il film. Ma anche dei due protagonisti, Riccardo Scamarcio e l'attrice cilena Daniela Ramírez. (...) Il film, molto drammatico, si segue come un giallo, anche se mescola abilmente una serie di generi, tutti avvincenti: la tv verità (...), la fiction famigliare e il legal thriller. Manca, per fortuna, il melodramma. Il che rende più forte e più spesso il dramma. Il finale, a sorpresa, è aperto e irrisolto e spiega il titolo 'La prima luce', in un film che di luce ne accende davvero poca, proprio sui titoli di coda. Ma conferisce altra maturità a un'opera delicata, profonda, sensibile, che riesce a mantenere equilibri difficili perché non scade mai nei rischi facili del moralismo e del manicheismo unilaterale. Il capitolo delle colpe resta sullo sfondo, anch'esso irrisolto, o forse lasciato alla sensibilità dello spettatore. (...) Daniela Ramírez è molto brava a disegnarsi sul volto il vuoto della delusione, della rassegnazione, del desiderio di fuga. Riccardo Scamarcio è molto diverso dai film che l'hanno reso famoso, come ogni bravo attore dovrebbe essere, uscendo da se stesso e toccando corde sempre nuove e sorprendenti: bravissimo perché molto maturo, misurato, asciutto nell'impersonare il dolore sbigottito e disperato di un uomo che ha perso tutto ed è passato dallo strazio dell'amore finito (per Martina) a quello strappato (per Mateo), senza mai strafare. Nessuno, nel film, versa mai una lacrima. In sala, più d'uno." (Marco Travaglio, 'Il Fatto Quotidiano', 24 settembre 2015)