La mia classe

3/5
Legalità illegittima: Gaglianone e Mastandrea alle Giornate per riflettere su integrazione e dualità dell'immagine

Leggi la recensione

ITALIA 2013
Roma, quartiere multietnico del Pigneto. In una scuola, un attore interpreta un professore che impartisce lezioni di italiano a una classe di stranieri, anch'essi attori. La loro condizione di extracomunitari, necessita del permesso di soggiorno, unica via per l'integrazione, unica possibilità per trovare lavoro e vivere in Italia. Mondi, culture e storie diverse si incrociano nel microcosmo della classe. Mentre si stanno girando alcune scene, lo "stop" del regista apre a qualcosa di inaspettato: la realtà prende il sopravvento sulla finzione. L'intera compagnia entra in campo; tutti diventano attori di un'unica vera storia, la storia della vita, dove ciascuno è chiamato a distinguere ciò che è recitazione e ciò che è dura realtà.
SCHEDA FILM

Regia: Daniele Gaglianone

Attori: Valerio Mastandrea - Maestro, Bassirou Ballde, Mamon Bhuiyan, Gregorio Cabral, Jessica Canahuire Laura, Metin Celik, Remzi Yucel, Pedro Savio De Andrade, Ahmet Gohtas, Benabdallha Oufa, Shadi Ramadan, Easther Sam Shujan Shahjalal, Lyudmyla Temchenk, Moussa Toure (II), Issa Tunkara, Nazim Uddin, Mahbobeh Vatankhah

Soggetto: Gino Clemente - idea, Daniele Gaglianone, Claudia Russo - idea

Sceneggiatura: Gino Clemente, Daniele Gaglianone, Claudia Russo

Fotografia: Gherardo Gossi

Montaggio: Enrico Giovannone

Scenografia: Laura Boni

Costumi: Irene Amantini

Suono: Stefano Campus - presa diretta, Vito Martinelli - montaggio

Durata: 92

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: DCP (1:2.35)

Produzione: GIANLUCA ARCOPINTO PER AXELOTIL FILM, KIMERAFILM, RELIEF CON RAI CINEMA

Distribuzione: PABLO DISTRIBUZIONE INDIPENDENTE (2014)

Data uscita: 2014-01-16

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DI MIBAC-DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA CON IL PATROCINIO DI MINISTRO PER L'INTEGRAZIONE.

- SELEZIONATO ALLA 10. EDIZIONE DELLE 'GIORNATE DEGLI AUTORI' (VENEZIA 2013).
CRITICA
"È significativo che almeno uno (se non entrambi) gli sceneggiatori di 'La mia classe', Gino Clemente e Claudia Russo, abbiano alle spalle un'esperienza di insegnamento. Perché il bello del film di Daniele Gaglianone è che prova a introdurre lo spettatore dentro il microcosmo multirazziale di una scuola di italiano per immigrati nel modo più autentico possibile. Senza filtri o tirate sociologiche, affidandosi un poco al copione, un poco lasciando spazio alle intrusioni del reale, come quando il mancato rinnovo del permesso di soggiorno a uno degli studenti crea problemi morali e legali mettendo a rischio le riprese. Ne risulta un'opera in bilico fra documentario e finzione che non sempre riesce a trovare un equilibrio, ma l'interesse dell'operazione è indubbio e il maestro Valerio Mastandrea è straordinario per spontaneità, capacita di improvvisazione e umanità." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 30 gennaio 2014)

"Un attore e un regista decidono di fare un film su una classe di extracomunitari che studiano italiano. Le loro facce, le loro storie, il loro italiano imperfetto e espressivo nutriranno il film facendone quasi un documentario. Ma sul set il progetto si complica, si sdoppia, in parte si sgretola. Perché abbia senso il film deve raccontare anche il proprio farsi, come faceva una volta Godard, ovvero il rapporto con i suoi (non) attori. Ma la realtà è (sempre) più veloce della finzione. Uno dei non attori si vede negare il rinnovo del permesso di soggiorno, come previsto in sceneggiatura. E qui il film si aggroviglia e si immola, a testimoniare la propria impossibilità. Interrompendosi, o quasi, e lasciando al loro destino i personaggi, le loro voci, le loro storie e il loro modo così speciale di raccontarle, con un atto vagamente suicida. Coraggio o rinuncia?" (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 23 gennaio 2014)

"Daniele Gaglianone (regista di 'I nostri anni', suo fulminante debutto, 'Nemmeno il destino' e 'Ruggine'), e Valerio Mastandrea, attore non comunemente dotato sia di comunicativa popolare che di audacia, hanno condiviso questa esperienza ai limiti. 'La mia classe' è un amalgama docu-fiction non solo nelle premesse ma anche e soprattutto nel suo sviluppo, così come si è svolto durante le riprese e così come dal film finito viene riproposto allo spettatore. (...) Prova interessante, certamente, ma il 'poetico' finisce per servire da sostituzione a una soluzione narrativa che non si trova in misura adeguata alle ambizioni." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 23 gennaio 2014)

"Seguo da anni con simpatia la carriera cinematografica di Daniele Gaglianone. A Venezia, soprattutto, per le Giornate degli Autori, 'Nemmeno il destino' (2004), 'Ruggine' (2011), ma anche a Locarno dove nel 2008 ho visto un suo documentario, 'La guerra non ci sarà', poi premiato con un David di Donatello. Oggi ci racconta una storia in apparenza di finzione, 'La mia classe' e poi in mezzo vi fa esplodere una realtà che subito ha il sopravvento. La classe del titolo è in una scuola multietnica di Roma dove degli stranieri adulti cercano la sera di imparare l'italiano. Glielo insegna un personaggio che in realtà recita (il nostro bravo Valerio Mastandrea), tutti gli altri invece non recitano o al massimo recitano se stessi, indiani, peruviani, turchi, iraniani, egiziani, senegalesi. Sono lì perché, nelle loro singole realtà, ognuno appunto con origini diverse, per restare in Italia e riceverne i documenti idonei, hanno assoluta necessità di saper parlare la nostra lingua. In mezzo a loro, però, c'è anche un regista, lo stesso Gaglianone, che mentre ci dicono dei loro problemi li riprende con i mezzi del cinema per realizzare, con loro, un film documentario su di loro, anche se loro non fingono mai perché il maestro e il regista li fanno esclusivamente parlare delle loro vite in Italia, ma ecco che, con grande turbamento del maestro che recita e del regista che opera sul vero per poi costruirci un film di finzione, accade un fatto che rischia di bloccare tutto: uno degli studenti si sente dire dalle nostre autorità che non gli verrà rinnovato il permesso di soggiorno perché, anche se lì studia, non ha un lavoro e all'improvviso, così, fatica a partecipare a quelle riunioni dicendo che, per lui, tornare a casa è la morte. Si fermerà allora quella finzione pur interpretata da personaggi-persone che su se stessi si limitano a dire il vero? Un dilemma sia per il regista sia per il maestro, presto risolto però dalla accettazione (forzata ma convinta) di quella nuova realtà. Con cui il film si chiude in cifre dolenti e sconfortate. Un impegno forse arduo che però Gaglianone ha risolto con un senso sicuro delle immagini e della narrazione, dando spazio all'inizio con intelligenza a quell'incontro non ancora scontro fra realtà e finzione e affrontando poi lo scontro con una sensibilità forte ed accesa dove, in filigrana, si può anche leggere la polemica così attuale oggi in Italia sulle strade difficili che ancora debbono percorrere quei coraggiosi onesti che si battono per il principio dell'integrazione. Ringrazio Gaglianone che, alleandosi a loro, l'ha fatto con i mezzi più validi del cinema." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo - Roma', 16 gennaio 2014)

"Non c'è pace per il 'prof' Mastandrea, tenace traghettatore di conoscenze in una classe di italiano per stranieri. Tutti vogliono integrarsi, a molti serve ancora il permesso di soggiorno. Quando un incidente s'impone sull'andamento delle lezioni, qualcosa cambia improvvisamente: la realtà smaschera la finzione, regista e troupe entrano in scena, l'attore-professore si scopre tale e il meta-film si espone in ogni suo limite. Resta il dubbio del motivo per cui il pur bravo regista Gaglianone abbia optato per un 'finale interrotto' laddove le premesse e l'andamento assai azzeccati lasciavano presagire dell'altro." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 16 gennaio 2014)

"Avvertenza: chi non vuol sentir parlare di immigrazione è meglio che resti a casa. Però sbaglia, perché la docufiction di Daniele Gaglianone è ben fatta, pur se ammantata di demagogia. A Roma, quartiere del Pigneto. Il maestro Valerio Mastandrea insegna con pazienza l'italiano a diciassette alunni, provenienti da tutto il mondo. Magari i problemi fossero solo linguistici, il dramma arriva con lo scadere dei permessi di soggiorno. E la solidarietà non fa i miracoli." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 16 gennaio 2014)

"'La mia classe' di Daniele Gaglianone, opera civile, politica e felicemente sbilenca, irrisolta, eppure audace, coraggiosa, spudorata nella propria voglia di sbattere la testa contro il muro di tutto quanto la società civile nasconde sotto il tappetto della falsa coscienza, delle buone maniere, dell'impegno di facciata. Gaglianone, condannato a essere un «giovane» cineasta nonostante sia attivo ormai dal lontano 1989, ha attraversato tutte le fasi della difficile rinascita del nostro cinema, dribblando documentario e finzione, sperimentazione e video. Uno che si muove, Gaglianone; uno cui dobbiamo, tanto per dirne una, un film come 'Rata neve bici - Non ci sarà la guerra', straordinario e fluviale lavoro sulla guerra nella ex Jugoslavia. Eppure, nonostante là fatica del continuare a fare cinema in un paese dove ti smontano 'Ruggine' anche quando la gente continua ad andarlo a vedere, e nel quale 'Pietro' resta un oggetto non identificato, non molla la presa. Anzi, rilancia. 'La mia classe', realizzato in due settimane di riprese, è un film d'urgenza rara. Come un demo punk di una band che incide tutto in diretta e in una sola session. Volume a palla, cuore gonfio e tante cose da dire. Ma se anni di cinema son serviti a qualcosa, Gaglianone sa ormai come contenere furia e passione e articolare il proprio dire. Come gli Husker Du in musica, ha imparato a gestire l'urgenza e la rabbia intrecciandola nella pratica di un cinema che s'interfaccia con il rischio rifiutando di percorrere i sentieri noti. 'La mia classe', per dirla con formule note, è un «docu-fiction», ossia un film di finzione che accoglie nel proprio tessuto elementi di cinema del reale. Valerio Mastandrea è un maestro che insegna l'italiano a una classe di studenti «extra-comunitari» rendendosi conto della propria lotta vana. Gli studenti s'aggrappano a lui come a uno dei pochi barlumi di umanità di un paese che, invece, nonostante i buoni propositi, non ne vuol sapere niente di loro. Il momento della verità giunge sotto forma di un permesso di soggiorno non rinnovato. La troupe e il cast si trovano di fronte a una scelta vitale: continuare o abbandonare tutto? Ed è in questo snodo che il film di Gaglianone tocca con chirurgica precisione il nervo scoperto del cosiddetto cinema d'impegno civile (e si vedono dei soldi, dettaglio non secondario...). Si fa cinema dalla parte della legge o si resta dalla parte della giustizia? Assumendo in pieno le responsabilità del limite del suo fare, Gaglianone esplode il fare nel limite, accogliendolo come perimetro scomodissimo del suo agire. Quasi mai il cinema civile italiano è giunto a ragionare a tale prossimità dei limiti dei propri propositi. Gaglianone non si fa illusioni, e mostra, letteralmente, le contraddizioni di chi interviene con il cinema nel reale. Gli scambi fra il regista e Mastandrea (un miracolo di economia del segno, quest'uomo) sono esemplari nel mettere in scena la disperazione di chi è costretto a notare il mare che separa l'abisso delle intenzioni dall'efficacia del proprio agire. Film potente, scabro, severo e dolente, 'La mia classe', nel confermare la «giustezza» del talento di Gaglianone, ne conferma anche la... grande bellezza." (Giona A. Nazzaro, "Il Manifesto", 15 gennaio 2014)