La città invisibile

1/5
Fiaba post terremoto per Giuseppe Tandoi: oltre le macerie aquilane, è il film a crollare

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ITALIA 2010
L'Aquila. Luca e Lucilla, studenti di medicina all'Università sono entrambi vittime, come i loro familiari e i loro amici, di una tragedia forse annunciata, ma allo stesso tempo forse inevitabile: il terremoto che ha colpito la città nella notte del 6 aprile 2009. Tutto sembra essersi interrotto da allora, ma la vita deve continuare ed entrambi scelgono di rimanere lì e continuare i loro studi nonostante una costante situazione di emergenza nella quale si sentono di essere parte attiva. I loro sogni, i loro desideri, le loro paure e ansie non sono state abbattute dal terremoto, anzi, si sono rafforzate e il crollo della città, delle case, delle pareti, ha aperto nei loro cuori la possibilità di incontrarsi e stare vicini per percorrere insieme la via che porta alla loro città invisibile.
SCHEDA FILM

Regia: Giuseppe Tandoi

Attori: Alan Cappelli Goetz - Luca, Barbara Ronchi - Lucilla, Roberta Scardola - Valeria, Leon Cino - Sorin, Nicola Nocella - Remo, Gabriele Cirilli - Padre Juan, Riccardo Garrone - Nonno Carmine

Sceneggiatura: Emanuele Nespeca, Mario Rellini, Giuseppe Tandoi

Fotografia: Gianluca Ceresoli

Scenografia: Mauro Vanzati

Costumi: Dejana Sremcevic

Suono: Piergiuseppe Fancellu - presa diretta e montaggio

Durata: 90

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: HD CAM

Produzione: ESPRIT FILM S.U.R.L., CASILLO PARTECIPAZIONI S.R.L., MOLINO CASILLO S.P.A., LA FABBRICHETTA

Distribuzione: IRIS FILM

Data uscita: 2010-07-30

NOTE
- GIRATO A L'AQUILA E PROVINCIA E ROMA.

- REALIZZATO CON IL PATROCINIO DI: COMUNE DELL'AQUILA, PROVINCIA DELL'AQUILA, PROTEZIONE CIVILE, PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI.
CRITICA
"'La città invisibile sarebbe la storia di tante commedie giovanili che imperversano nel cinema italiano. Cambia tutto però se la vicenda ha un set particolare: L'Aquila distrutta dal terremoto. Per Giuseppe Tandoi, regista ventottenne del film che uscirà domani in quattro copie, sperando di crescere col passaparola, è stata una necessità. (...) Non si pensi per a un film verità." (Alessandro Beltrami, 'Avvenire', 29 luglio 2010)

"Più che un film 'La città invisibile' è un gesto d'amore di Giuseppe Tandoi nei confronti della sua città d'adozione. All'Aquila il giovanissimo regista si è trasferito dal suo paese in provincia di Bari, Corato, per studiare all'Accademia dell'immagine e lì ha trovato la sua nuova residenza, amici e programmi di lavoro. Stava già pensando al film che avrebbe girato, alle location medievali dove avrebbe ambientato il film in costume sulle origini della città, quando il terremoto ha fermato il tempo. In un luogo diventato set di documentaristi, utilizzato per i più diversi scopi promozionali e di affari, arriva come un oggetto senz'altro stravagante una commedia sentimentale interpretata da un gruppo di giovani (Man Cappelli, Barbara Ronchi, Roberta Scardola, Leon Cino) e una troupe di trentenni, sotto l'ala protettiva di Riccardo Garrone come un Barone rampante, con la benedizione di 'don' Gabriele Cirilli e la partecipazione di Nicola Nocella che si è fatto subito notare con 'Il figlio pi piccolo' di Pupi Avati, qui rocker alla John Belushi. (...) Racconto semplice e non sofisticato, sembra essere toccato dal contatto diretto con gli eventi." (Silvana Silvestri, 'Manifesto', 29 luglio 2010)

"Dopo "Draquila", film-inchiesta di Sabina Guzzanti, L'Aquila torna protagonista nelle sale italiane, da oggi, grazie al regista pugliese, aquilano d'adozione, Giuseppe Tandoi. Opera certamente diversa e meno ambiziosa, rispetto alla pellicola della Guzzanti, 'La città invisibile' sarebbe, nelle intenzioni di Tondoi, un atto d'amore per la città che lo ha ospitato, centrato su uno sguardo giovanile e dunque sulle speranze delle future generazioni di abitanti. (...) "La città invisibile" è un film fatto sicuramente di buone intenzioni, ma davvero carente degli elementi fondamentali per avvicinare un cinema almeno decente o che non sia in balia degli stereotipi e della banalità che, nella fattispecie, ci vengono elargite a piene mani. Se il taglio giovanilistico e adolescenziale poteva avere un senso, quantomeno di speranza e apertura rispetto a un futuro ad oggi ancora nebuloso per la città, la messa in scena, in quasi tutti i suoi elementi, lascia parecchio a desiderare. Il taglio è prettamente televisivo, la recitazione è pessima e la sceneggiatura ridotta all'osso, la caratterizzazioni dei personaggi pressoché inesistente e la colonna sonora fin troppo invadente. Con queste tare artistiche come zavorra, l'opera non poteva che venire fuori male, pur volendo riconoscere al regista l'assenza di visioni politico-ideologiche, al contrario elemento cardine del film della Guzzanti, che qui restano (fortunatamente) lontane anni luce. Ci si è voluti soffermare sulle esigenze reali delle tendopoli, mettendo, anche giustamente, al centro aspirazioni e desideri. E che il tutto sia stato centrato sulla vita che cresce, sui primi vagiti del sentimento amoroso, è certamente lodevole e denota una volontà di guardare in modo positivo al futuro: ma le ingenuità palesate nel tradurre le idee in fatti, le buone intenzioni in arte di celluloide, sono talmente marcate da risultare in alcuni tratti davvero disturbanti. La pellicola, in effetti, più va avanti e più si sfilaccia, concludendo in un tripudio di banalità e situazioni prevedibili da fare invidia ai film (e più in generale alle storie) di Federico Moccia." (Federico Magi, 'Secolo d'Italia', 30 luglio 2010)