Io sono mia

GERMANIA 1977
I coniugi Magro, Giacinto e Giovanna detta Vannina, da Roma si recano per le vacanze estive in un'isoletta del meridione italiano. Vannina, maestra elementare dal carattere dolce, è molto sottomessa al marito che, particolarmente egoista e pragmatico, la tratta come donna-oggetto. La permanenza, tuttavia, è destinata a cambiare le cose: mentre Giacinto fa amicizia con il pescatore Santino e si lascia trascinare verso facili conquiste, Vannina ascolta le parole di ribellione dalle paesane Tota e Giottina e viene iniziata al movimento femminista da Suna e Mafalda. Innalzata la bandiera della ribellione, Vannina si dona al giovane Orio, fratello minore di Santino, e si stringe sempre più a Suna, ricca, viziata e viziosa anche perché paralizzata agli arti inferiori. La malattia e la morte di Orio colpiscono a fondo la signora Magro che, tornata a Roma, dove viene raggiunta anche dalla notizia del suicidio di Suna, decide di lasciare il marito. Giacinto, senza avere capito nulla e solo cosciente del vuoto materiale lasciato in casa da Vannina, cerca di costringerla a tornare; ma la maestrina mette su casa da sola e a scuola impartisce lezioni di parità dei due sessi ai piccoli alunni.
SCHEDA FILM

Regia: Sofia Scandurra

Attori: Stefania Sandrelli - Vanina, Maria Schneider - Suna, Michele Placido - Giacinto, marito di Vanina, Anton Diffring - Padre di Suna, Francisco Rabal - Padre di Orio, Miriam Mahler, Gricha Huber, Anna Henkel, Gisella Burinato, Walter Ricciardi, Rafael Machado

Soggetto: Dacia Maraini - romanzo

Sceneggiatura: Sofia Scandurra, Lù Leone Broggi

Fotografia: Nurit Aviv

Musiche: Giovanna Marini

Montaggio: Gabriella Cristiani

Scenografia: Elena Ricci Poccetto

Costumi: Elena Mannini

Durata: 100

Colore: C

Genere: PSICOLOGICO DRAMMATICO

Specifiche tecniche: VISTAVISION

Tratto da: romanzo "Donna in guerra" di Dacia Maraini

Produzione: SILVIO CLEMENTELLI PER CLESI CINEMATOGRAFICA, LU' LEONE PER SPIRALE '76 (ROMA), MONDER FILM (MADRID), ALBATROS FILMPRODUKTION (MONACO)

Distribuzione: TITANUS (1978)

CRITICA
"Preceduto da interviste diverse prima della sua realizzazione e durante, questo film è quanto meno 'singolare': il cast tecnico è tutto di donne (salvo tre o quattro operai secondari), quello artistico comprende solo quello sparuto gruppetto di 'maschi' che sono indispensabili per portare avanti il racconto. La tentazione di definirlo un film 'femminista' è immediata. In realtà del femminismo sono presenti solo delle affermazioni verbali di maniera e reclamizzate piuttosto malaccortamente, sino al punto che c'è da dubitare che una femminista militante sia disposta a sottoscriverle. In fondo si tratta di una 'storia d'amore', poco motivata, molto fumettistica (...). La protagonista, nonostante sia intelligente e docente, è una donna-oggetto tanto inserita nel ruolo da rendere incredibile la sua rivolta dopo il rapido contatto con Orio e con Suna; il marito, rappresentato incautamente da un Michele Placido che possiede una fisionomia non da 'aggressore', è più un beota che uno sfruttatore e così, con altra svolta incredibile, si muta in un piagnucoloso ragazzone disperato per l'assenza della serva in casa." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 84, 1978)