Import Export

L'"Austria felix" per Ulrich Seidl. In Concorso a Cannes, il ritratto impietoso di un'umanità emarginata

Leggi la recensione

AUSTRIA 2006
Olga è un'infermiera ucraina disoccupata che si trasferisce in Austria, Paul è un viennese senza lavoro che decide di tentare la fortuna all'Est. I loro destini si incrociano nella ricerca di una vita migliore.
SCHEDA FILM

Regia: Ulrich Seidl

Attori: Maria Hofstätter, Georg Friedrich, Susanne Lothar, Herbert Fritsch

Sceneggiatura: Veronika Franz, Ulrich Seidl

Fotografia: Wolfgang Thaler, Edward Lachman

Montaggio: Christof Schertenleib

Scenografia: Andreas Donhauser, Renate Martin

Costumi: Silvia Pernegger

Altri titoli:

Import/Export

Durata: 136

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 16 MM, SUPER 16 MM STAMPATO A 35 MM

Produzione: ULRICH SEIDL FILM PRODUKTION GMBH

NOTE
- IN CONCORSO AL 60MO FESTIVAL DI CANNES (2007).
CRITICA
"In altri tempi si sarebbe strillato 'scandalo a Cannes': purtroppo per l'austriaco Seidl, però, l'ingrediente hardcore non è più quello di un tempo... Vale a dire che la serie di espliciti dettagli sessuali, tutti rigorosamente sgradevoli, sciorinata da 'Import/Export' potrà magari scioccare gli spettatori del sabato sera (ammesso che riesca a circolare in sala); mentre agli appassionati di cinema resta negli occhi e nel cuore solo l'ammiccante sadismo con cui il provocatore finge di fare la morale alle brutture contemporanee. L'Est diventa il laboratorio delle sue voyeuristiche vivisezioni: l'ucraina Olga, un po' infermiera e un po' pornostar telefonica, cerca il benessere in Austria, ma troverà un degrado ancora più schifoso; l'austriaco Paul senza arte né parte si reca per lavoro in Ucraina, ma dovrà assistere impotente ai turpi commerci del patrigno con le schiavizzate donne locali. Nessuna obiettività sociologica, tanto cinismo gelido e premeditato." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 22 maggio 2007)

"L'austriaco Ulrich Seidl di 'Canicola', torna sul filone 'desolazioni moderne' con 'Import Export'. Ha intuizioni brillanti, ma torna alla maniera di 'Canicola'; e poi ha il feticcio delle terga, esposte anche troppo." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 22 maggio 2007)

"Non è purtroppo divertente neanche un po' né riserva alcuna piccante o consolante sorpresa erotica 'Import Export' di Ulrich Seidl, al cui confronto l'altro cupo austriaco Michael Haneke è un burlone." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 22 maggio 2007)

"Il film è triste ma a tratti, trasformandosi in grottesco, fa anche ridere. Il linguaggio è puro turpiloquio." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 22 maggio 2007)

"'Import/Export' è un film nero, anzi nerissimo. Lo sguardo del regista è implacabile: lo humour è messo da parte per denudare una società governata dai suoi istinti primordiali, il sesso e il denaro. E la fantomatica ricerca della felicità si trasforma in una chimera per i protagonisti del film. Il risultato, insomma, è un prodotto per palati forti, che dividerà critica e pubblico." (Giacomo Visco Comandini, 'Il Riformista', 22 maggio 2007)

"Il Paul di Seidl e l'Alex di Van Sant si somigliano molto. Sono ragazzi deboli che non diventeranno mai maschi 'Alpha', non saranno mai gli elementi dominanti del branco. Sono gregari che lottano per sopravvivere. America ed Europa, Est ed Ovest si ritrovano uniti dalle gerarchie sociali e dalla sopraffazione. La differenza è che il film di Van Sant riesce a trarre da tutto ciò una struggente bellezza, grazie anche sapientissimo uso delle musiche (nelle quali spicca un inaspettato omaggio a Fellini, con brani di Nino Rota da 'Giulietta degli Spiriti' e da 'Amarcord'); mentre il film di Seidl è di una sgradevolezza molto 'di testa', che può (e vuole) disturbare." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 22 maggio 2007)

"'Import Export' non vincerà nulla a Cannes: troppo crudele, troppo vero (il regista gira con attori non professionisti, in luoghi reali). Ma le sue immagini sono quelle che ci rimarranno attaccate alla carne per un bel pezzo." (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 22 maggio 2007)

"Dopo 'Canicola' (premiato nel 2001 a Venezia), Seidl continua il suo viaggio nella disperazione umana, ma la pietas che riscattava le vite desolate di quel film lascia il posto in 'ImportExport' a un ambiguo compiacimento. (...) La lettura politica che in 'Canicola' rimandava alla lezione di Bernhard qui diventa facile (e compiaciuta) 'rassegnazione' metafisica sulla stupidità umana." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 22 maggio 2007)